Suppletive: il Pd candida D’Elia al seggio di Roma Centro. Calenda non ci sta: “Campo largo non esiste”

Il Partito democratico sceglie Cecilia d'Elia come candidata al seggio di Roma Centro alla Camera, rimasto vacante dopo l'elezione di Roberto Gualtieri a sindaco di Roma.

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA – Il Partito democratico sceglie Cecilia d’Elia come candidata al seggio di Roma Centro alla Camera, rimasto vacante dopo l’elezione di Roberto Gualtieri a sindaco di Roma. Si chiude così la partita, dopo che il Nazareno aveva incassato il ‘gran rifiuto’ del leader M5S, Giuseppe Conte, a cui era stata offerta la possibilità di arrivare allo scranno a Montecitorio. Il nome di D’Elia, responsabile pari opportunità del partito, è stato scelto per acclamazione oggi, nel corso della direzione del partito romano su proposta del segretario Andrea Casu. “La sua è una candidatura molto autorevole, per il suo impegno nazionale e per il suo radicamento territoriale, una candidatura che offriamo a tutte le forze politiche e sociali di centrosinistra”, commenta Casu. E Enrico Letta retwitta il post del Pd Lazio facendo “un grande in bocca al lupo a Cecilia D’Elia” e benedicendo di fatto la corsa della dem al seggio di Montecitorio.

In mattinata il passo indietro di Enrico Gasbarra, altro possibile nome tra le fila dem, che in una scarna nota, smentisce le ricostruzioni “fantasiose di mie possibili candidature” rimarcando che “non c’è nessuna volontà, ne disponibilità, a candidarmi a nulla come peraltro comunicato nei giorni scorsi al PD nazionale”. Con questo passaggio i fari vengono puntati, inevitabilmente, sulla candidata vicina a Nicola Zingaretti, nata a Potenza e laurea in filosofia, che ha speso molte delle sue energie nella prevenzione e contrasto della violenza contro le donne.

Il cerchio sembra stringersi e Carlo Calenda mette alla prova il Pd ritirando Valentina Grippo (per cui Azione stava raccogliendo già le firme) “come gesto di responsabilità” e auspicando una candidatura comune per non rinunciare a quel 32% che il suo partito ha incassato nelle scorse amministrative di ottobre. La mano tesa non viene accolta, nelle stanze del Nazareno si dà il via libera a D’Elia, provocando la replica piccata del leader di Azione: “Dopo il disastro della pseudocandidatura Conte e di fronte alla disponibilità di ritirare la nostra candidata, il Pdnetwork decide di andare avanti senza confronti. Abbiamo cercato un punto d’incontro per l’ultima volta. Il campo largo non esiste. Non evocatelo più”, scandisce. Un ‘no’ che Calenda consegna ai social, ma sul metodo e non sulla persona, che l’europarlamentare considera comunque “autorevole”. Questo per dire che la porta è stata socchiusa e non sbattuta. Il Partito democratico ora, attorno a D’Elia, cercherà di comporre la coalizione di sostegno, su modello di quello già sperimentato a Siena attorno alla figura del suo segretario. Questa volta con l’incognita Italia Viva. Il partito di Matteo Renzi aveva fatto trapelare la volontà di far scendere in campo il ministro Elena Bonetti e per ora nessuna conferma o smentita ufficiale è arrivata su questo fronte. L’ex premier – intercettato ad Atreju la festa di Fratelli d’Italia a Roma – dribbla la domanda sull’ipotesi D’Elia, già circolata in mattinata. Il tempo tuttavia stringe, le firme dovranno essere consegnate entro lunedì 13 dicembre alle 20, ancora 48 ore, quindi, per decidere se convergere sulla scelta di Letta o virare su un altro nome.

LaPresse

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