Terrorismo, Cartabia: “Pagina da chiudere, ma non è una vendetta”

L'intervento del ministro della Giustizia

Foto LaPresse/POOL17

MILANO – “Questa vicenda si protrae da oltre quattro decenni. Dietro questa svolta c’è un lavoro che ha coinvolto negli anni vari soggetti a più livelli. Sin dal mio primo colloquio col ministro della Giustizia francese ho percepito una chiara sensibilità alla portata storica e politica del problema, un’umana partecipazione al dolore delle vittime e una netta determinazione ad impegnarsi per porvi rimedio. Non so se le origini italiane del ministro Dupond-Moretti, di cui va molto fiero, possano aver giocato un ruolo. Decisivo è stato anche il fatto che, mai come ora, tutte le nostre istituzioni si sono mosse in modo compatto e tempestivo. Una modalità d’azione, a cui ispirarsi sempre”. Lo dice, in un’intervista al Corriere della Sera, il ministro della Giustizia Marta Cartabia a proposito degli arresti dei terroristi italiani ieri in Francia.

“Nessun ordinamento giuridico può permettersi che una pagina così lacerante della storia nazionale – prosegue Cartabia – resti nell’ambiguità, e resti irrisolta. La storia offre numerosi esempi di giudizi celebrati e di vicende giudiziarie portati a compimento a molti anni di distanza. La nostra volontà di riproporre la richiesta delle estradizioni non risponde nel modo più assoluto ad una sete di vendetta, che mi è estranea, ma ad un imperioso bisogno di chiarezza, fondamento di ogni reale possibilità di rieducazione, riconciliazione e riparazione, fini ultimi e imprescindibili della pena”.

(LaPresse)

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