Tutela le specie a rischio estinzione

Il primo passo è migliorare il proprio comportamento nei confronti dell’ambiente

NAPOLI – Cambiamenti climatici, eventi atmosferici straordinari, caccia e bracconaggio, inquinamento, perdita e degradazione degli habitat, sfruttamento intensivo delle risorse a disposizione, utilizzo di pesticidi. Quelli appena elencati sono solo alcuni tra i fattori alla base dell’estinzione di numerose specie animali.

Non si conosce con esattezza il numero preciso di animali la cui esistenza è minacciata dall’azione dell’uomo sulla Terra, ma da una stima di ritiene che almeno il 23% dei mammiferi e il 12% degli uccelli sia a un passo dalla definitiva sparizione. Un immenso patrimonio che perdiamo, senza più la speranza di recuperarlo. Sono migliaia le specie che, lentamente, alla stregua di uno stillicidio, muoiono dopo che il loro habitat viene distrutto. Senza infatti quelle determinate caratteristiche ambientali, climatiche e fisiche in cui un animale nasce e cresce, la sua sopravvivenza viene messa in pericolo. Morto un esemplare dopo l’altro e senza la sopravvivenza dei cuccioli (soggetti più deboli che soccombono prima degli altri), ecco che quella specie sparisce. Ma quali sono le specie più in pericolo? Secondo il monitoraggio del Wwf, rischia di sparire il cane antibracconaggio, il panda gigante, il rinoceronte, l’orso bruno, il gorilla, la tigre, il lupo, il leopardo delle nevi, l’elefante, cetacei, la lontra, il tonno rosso, il canguro arboricolo, l’orango, il giaguaro, il leopardo dell’Amur, il delfino di fiume, l’orso polare, il panda gigante, il pappagallo Ara, il pinguino Imperatore, i rapaci rari e addirittura la tartaruga. Spesso si porta avanti l’errata convinzione secondo la quale noi ‘comuni cittadini’ nulla possiamo contro queste minacce globali, causate da azioni troppo inarrestabili messe in moto dai grandi leader del mondo. Se è vero che il cambiamento climatico e l’inquinanamento globale (tra le principali cause dell’estinzione animale) dipendano dai ‘big’ del Pianeta, tuttavia è sbagliato pensare che noi nel nostro piccolo a nulla possiamo contribuire per fermare questo terribile trend di morte e sopraffazione. Basta pensare a una delle principali cause della morte degli animali e dei pesci che popolano gli oceani e i mari: l’inquinamento da plastica. Non è un caso che la tartaruga sia tra gli animali che rischiano di sparire: quante volte abbiamo sentito di carapaci trovate morte sulle spiagge perché impigliate in un groviglio di plastica o soffocate dalle reti dei pescatori? Questo banale esempio ci riporta a noi: la riduzione dell’utilizzo della plastica è esattamente quell’azione che può fare la differenza. Al di là del comportamento del singolo, un modo c’è per fermare concretamente l’estinzione di una specie animale. Ed è quello, cioè, di sostenere quelle associazioni che operano per la tutela degli animali in pericolo tramite la raccolta fondi e la solidarietà.
Basta una piccola e periodica donazione per assicurarsi di star facendo qualcosa di concreto contro l’estinzione delle specie a rischio.

La prima cosa da fare è mettersi alla ricerca dell’associazione più vicina a noi o alla causa che intendiamo sostenere.
Tornando all’azione del Wwf, andando sul sito ufficiale si può decidere se fare una donazione singola o se diventare donatore regolare, tramite dei versamenti diluiti nel tempo. Ma l’azione di preservazione delle specie a rischio continua anche nei siti naturalistici e nelle oasi: in Campania ce ne sono molti in tutte le province. Si tratta di posti in cui vengono appositamente creati degli habitat e in cui vivono, controllati, tanti animali. Il biglietto di ingresso ma anche donazioni private aiutano a sostenere queste splendide realtà.

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