Ucraina: Draghi da von der Leyen, si cerca la quadra tra nuove sanzioni e sicurezza energetica

Crisi Ucraina, Ursula von der Leyen e Mario Draghi in conferenza da Bruxelles (Kenzo Tribouillard, Pool Photo via AP)

BRUXELLES – Nuove sanzioni e approvvigionamento energetico. Un binomio sempre più intrecciato che è stato al centro del colloquio tra il premier Mario Draghi e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. L’incontro avviene alla vigilia della presentazione delle azioni della Commissione sulla sicurezza energetica. Un pacchetto già in programma da tempo e che ora si è dovuto adattare alla luce del conflitto in Ucraina.

L’obiettivo di tutti in Europa è ridurre la dipendenza dal gas russo, ma le modalità e i tempi variano da paese a paese. Non solo: se le sanzioni che l’Ue sta preparando dovessero includere misure energetiche, che colpo potrebbe subire un paese come l’Italia che dipende per il 40% del suo fabbisogno dal gas russo? “Dobbiamo sbarazzarci della dipendenza da gas, petrolio e carbone russi. So che noi due siamo d’accordo su questo”, ha detto von der Leyen rivolgendosi a Draghi.

“Ci sono tre pilastri principali: uno è la diversificazione dell’offerta dalla Russia verso fornitori affidabili”. L’altro è il ripotenziamento dell’Europa dal punto di vista energetico, ossia con “massicci investimenti nelle energie rinnovabili, come solare, eolico e idrogeno”, e “un’accelerazione mirata del Green Deal europeo”. Insomma, se nella revisione della governance economica e nella sospensione del Patto di stabilità tutto verrà congelato, le misure per il clima, il famoso ‘Fit for 55’, subiranno un’accelerazione, almeno nella parte degli incentivi alle rinnovabili.

“Con un massiccio investimento nelle rinnovabili, vedremo una quota più ampia e una quota crescente di rinnovabili. Aumenteremo enormemente il loro importo e questo ovviamente cambia la struttura del nostro mercato”, ha affermato la numero uno di Palazzo Berlaymont. Allo stesso tempo, tuttavia, alcuni paesi stanno pensando di rimandare lo spegnimento delle centrali nucleari e applicare misure di emergenza, come la riaccensione delle centrali a carbone prospettata dall’Italia.

Prima dello scoppio del conflitto, quando si preparava il primo pacchetto di sanzioni contro la Russia per le pressioni al confine ucraino, il premier Draghi si era espresso a favore di misure restrittive purché non riguardassero l’energia. Ora invoca l’unità di tutti gli alleati nella risposta a Putin. “Questa unità è la nostra principale forza – ha rimarcato -. È essenziale mantenerla nell’affrontare tutte le conseguenze che questa crisi avrà sull’Unione europea, come l’accoglienza dei rifugiati dall’Ucraina e la tutela della sicurezza energetica per cittadini e imprese”.

Ma l’Italia potrebbe far fatica a sopperire in un breve periodo alla mancanza del gas da Mosca. E forse il premier potrebbe aver riportato alla presidente della Commissione le preoccupazioni sulle ricadute di sanzioni energetiche per l’approvvigionamento italiano, soprattutto a partire dal prossimo inverno. Ora bisogna vedere se le misure che la Commissione presenterà domani e la strategia che l’Italia sta pianificando basteranno a farsi trovare pronti per il prossimo inverno senza intaccare i consumi e la produzione.

Un problema che hanno in molti nell’Ue: non a caso Olanda e Ungheria si sono già opposte all’ipotesi di imporre sanzioni che tocchino l’energia. Sia la Commissione che Draghi puntano molto sulla diversificazione, soprattutto dei fornitori. “L’Italia è al lavoro per ridurre in tempi rapidi la sua dipendenza dal gas russo. Sabato ho sentito al telefono l’emiro del Qatar, Al Thani, con cui ho discusso in particolare di come rafforzare la cooperazione energetica tra i nostri Paesi”, ha detto il premier.

C’è poi la questione di far fronte all’ulteriore aumento dei prezzi energetici e proteggere i consumatori e le imprese più vulnerabili. Tra le ipotesi potrebbe esserci quella di tassare i profitti extra delle imprese che hanno guadagnato sui rincari del gas e indirizzare i proventi verso le fonti rinnovabili o il caro-bollette.

Si tratta insomma di trovare una quadra tra la necessità di calmierare i prezzi, accelerare l’allontanamento dalla dipendenza dal gas russo e quella di non rinunciare alla transizione ecologica. Con, sullo sfondo, la volontà di colpire il regime di Putin nel suo punto di forza, le entrate derivanti dalla vendita del gas. Tutte questioni, assieme al fondo di compensazione per alleviare l’effetto delle sanzioni, che saranno sul tavolo dei leader europei al vertice straordinario di Parigi di giovedì e venerdì prossimi.(LaPresse)

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