Ue, Moavero Milanesi: “Cattiva informazione sull’ Europa, ma ora cambi passo”

"Nel tempio dell'educazione europea sorge spontanea questa riflessione: quanta cattiva educazione e informazione ascoltiamo quotidianamente sull'Europa".

Foto Valerio Portelli/LaPresse

FIRENZE – “Nel tempio dell’educazione europea sorge spontanea questa riflessione: quanta cattiva educazione e informazione ascoltiamo quotidianamente sull’Europa”. Con queste parole il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, ha iniziato il suo intervento in apertura dei lavori della nona edizione di ‘The State of the Union’, oggi a Firenze, a Villa Salviati, sede dell’Istituto universitario europeo. “E’ importante – ha aggiunto il ministro – fermarsi a riflettere, a poche settimane dalle elezioni, fare una riflessione sulle sfide, le opportunità e le idee praticabili che abbiamo davanti. Se guardiamo alla storia dell’Europa nel secondo dopoguerra possiamo essere fieri di essere stati artefici di un innegabile successo, un inedito lungo periodo di pace nel continente, risultato storico e prezioso, che troppo spesso tendiamo a dare per scontato. Ed è una premessa indispensabile per ogni valutazione sull’Unione europea in prospettiva”.

La prospettiva

Per Moavero Milanesi, secondo il quale “anche chi è scettico verso l’Europa sviluppa forme di ragionamento fondamentalmente europeo”, occorre adesso un profondo cambiamento delle istituzione comunitarie. “Alla fine degli anni ’80 – ha spiegato – la storia cambia il passo: con la caduta del muro di Berlino l’Europa da una prospettiva occidentale si allarga a una prospettiva verso i paesi dell’Est. Di fronte a questa nuova realtà avremmo dovuto cambiare passo, affrontare una riforma profonda delle istituzioni modellate 30 anni prima. Non è avvenuto o è avvenuto in modo parziale”.

Lo scopo


Secondo il ministro “la chiarezza degli obiettivi è essenziale per avere, mantenere e rafforzare il consenso dei cittadini. L’architettura istituzionale dell’Ue deve essere semplificata e resa più vicina ai cittadini. Ora si registra una mancanza di lungimiranza, che caratterizza invece i leader di razza come quelli che negli ani ’50 hanno permesso di costruire la Comunità europea. Ora siamo prigionieri di una quotidianità molto complicata”. L’analisi del ministro degli Esteri è proseguita con la constatazione che “l’Europa ha difficoltà ad affrontare i grandi shock recenti come la crisi finanziaria globale e i flussi migratori”, cosa che “dimostra la necessità di una profonda riflessione e revisione istituzionale”. Moavero Milanesi ha sottolineato che “il sistema che si è cercato di introdurre con le revisioni dei trattati ad Amsterdam, Nizza, Lisbona, e non dimentichiamo il tentativo di trattato costituzionale, non risolve la situazione, anche se con ognuno di questi passaggi c’è un segnale positivo, con maggiori decisioni a maggioranza in seno al consiglio, tuttavia il sistema non è tale da consentire all’Europa di affrontare il grande fenomeno del nuovo millennio, che è la globalizzazione”.

Le scelte

Entrando nello specifico delle soluzioni da adottare per ridare impulso alle istituzioni europee, il ministro ha posto l’accento sulla necessità di incrementare il bilancio dell’Ue con “l’emissione di titoli di debito europeo dell’Unione europea” e sulla necessità di conferire l’iniziativa legislativa al Parlamento europeo, perché “non è pensabile che non ce l’abbia”. Sul tema dei migranti Moavero Milanesi ha ricordato che è considerato “una priorità per 7 cittadini europei su 10”, sostenendo che “è imprescindibile dotarsi di una politica comune, con iniziative efficaci da attuare nei paesi da cui partono i migranti” e che “serve un grande piano d’investimenti europei per intervenire nei paesi di origine e di transito”.

Lo scopo

Infine, parlando con i giornalisti a margine dell’evento, il ministro ha concluso affermando che le prossime elezioni europee segneranno “uno spartiacque fra l’indifferenza, che di solito le ha accompagnate, e il fatto che finalmente c’è una mobilitazione di attenzione” e “se questa si trasforma in una genuina mobilitazione politica, allora possiamo porci realmente il problema: che Europa vogliamo? Vogliamo un’Europa che conserva gli equilibri attuali e magari li vede affievolirsi, o vogliamo un’Europa che guarda avanti? E nel pensare a un’Europa che guarda avanti, dobbiamo pensare anche a quanto è cambiato il mondo intorno all’Europa. L’Europa fino a 40 anni fa aveva una presenza di forza mondiale che non è quella di oggi. Io credo che un’Europa correttamente più unita, più unita nell’equità, nella giustizia, nella capacità operativa, possa essere una prospettiva nella quale ci si debba riconoscere”.


Di Francesco Bongiovanni

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