Governo, lo scontro M5S-Lega si sposta sul salario minimo

Di Maio incalza: "E' nel contratto, mi devono spiegare perché non è stato votato ancora"

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA – Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio torna a parlare di salario minimo. Lo ripete a un giorno di distanza dalle sue ultime dichiarazioni sul tema. Proprio ieri, Festa dei Lavoratori, il vicepremier aveva infatti detto: “Spero sia l’ultimo primo maggio in cui in Italia non c’é il salario minimo orario“. Il leader pentastellato insiste nuovamente sul tema, e lo fa presentando il programma per le Europee del Movimento 5 stelle.

Salario minimo, Di Maio: “E’ nel contratto di governo”

Il salario minimo è nel contratto di governo, ma anche nei programmi elettorali di Lega e Pd. Quindi sia Lega che Pd devono spiegarmi perché non votano il salario minimo“, ha detto vicepremier. “Non credo che la Lega arriverà a tanto anche perché il salario minimo, che mi chiedono le imprese per evitare il dumping, era nel contratto di governo“, ha poi aggiunto il leader grillino.

Siri e province, le altre stoccata alla Lega

Il tono di polemica contro la Lega prosegue sul tema delle dimissioni di Armando Siri, il sottosegretario del Carroccio indagato per corruzione. “Sulla questione morale il movimento non arretra: comunque si chiami il sottosegretario da noi le regole si rispettano, che tu sia del Movimento o del partito alleato. Questo deve essere chiaro“, ha detto Di Maio. Ferma anche la posizione sulle province, altro argomento di battaglia tra le due forze politiche al governo. “La scelta è semplice: vanno eliminate veramente tagliando poltrone. La soluzione non è certo quella contraria, non è aumentando le poltrone con altri 2500 nuovi incarichi politici che si risolvono i problemi degli italiani. Sono uno spreco, inutile ammalarsi di amarcord per farle ritornare. Chi le rivuole si trovi un altro alleato“. 

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