Ue: Sassoli, un ‘uomo buono’ al servizio del giornalismo e delle istituzioni europee

Il suo mandato sarebbe scaduto la prossima settimana, quando la plenaria del Parlamento europeo ha in agenda l'elezione del nuovo presidente per la seconda parte della legislatura

David Sassoli (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)

BRUXELLES – Si è spento a un settimana dalla fine del suo mandato. Come se avesse voluto portare a termine con dedizione il suo dovere, da uomo delle istituzioni animato da nobili principi e da un grande spirito europeista. David Maria Sassoli era nato a Firenze il 30 maggio 1956. Una carriera da giornalista, che lo ha portato a essere vicedirettore del Tg1, e da politico, che lo ha visto arrivare nel 2019 a ricoprire la carica di presidente del Parlamento europeo. Era un uomo buono, come l’ha definito il suo portavoce, e per questo era apprezzato da tutti, tra i politici e i giornalisti, a Bruxelles e a Roma. Lo si vedeva andare nella mensa del Parlamento europeo, lontano dalla scorta, assieme ai lavoratori e al personale, quasi a cercare il contatto tra la gente.

Come cronista televisivo Sassoli ha lavorato per diverse testate prima di passare alla conduzione dei telegiornali in prima serata. Nel 2004 è stato eletto presidente dell’Associazione della Stampa Romana e nel 2007 è diventato vicedirettore del Tg1 Rai.

Nel 2009, David Sassoli si lancia nella politica entrando a far parte del neonato Partito Democratico, per il quale viene eletto deputato del Parlamento europeo nella circoscrizione per il Centro Italia con più di 400.000 voti. All’Eurocamera è capo delegazione del gruppo del Pd. Nel 2014 viene rieletto come eurodeputato e come vicepresidente del Parlamento. Nel 2019, Sassoli inizia il suo terzo mandato come membro del Parlamento europeo e il 3 luglio dello stesso anno è eletto Presidente. Come presidente del Parlamento europeo, si pronuncia più volte a favore dei più deboli, dei migranti, delle donne, delle minoranze, della lotta al cambiamento climatico. E si batte per il rispetto dello stato di diritto, per la libertà di stampa, contro le discriminazioni e per dare più centralità e poteri all’istituzione che presiede.

Il suo mandato sarebbe scaduto la prossima settimana, quando la plenaria del Parlamento europeo ha in agenda l’elezione del nuovo presidente per la seconda parte della legislatura. In un primo momento il gruppo S&D aveva avanzato l’ipotesi di riproporre la sua candidatura anche per il secondo mandato, per mantenere una presenza dei socialisti nelle istituzioni europee (oggi rimane solo quella dell’Alto rappresentante per la politica estera affidata a Josep Borrell) e per confermare il suo ottimo lavoro svolto alla guida dell’Eurocamera durante la pandemia. Il 14 dicembre, tuttavia, in una riunione dei parlamentari del gruppo S&D Sassoli annuncia la sua intenzione di ritirarsi, visto il mancato sostegno dei liberali di Renew Europe. “Abbiamo fatto tanto per allargare la maggioranza Ursula e io non voglio spaccare il fronte europeista. Per questo non sono disponibile”, le sue parole. Un gesto il suo che riceve l’elogio di tutti che ne apprezzani il senso delle istituzioni e la dedizione al progetto europeo.

Il 15 settembre, proprio nel giorno in cui è in agenda il Discorso sullo stato dell’Unione della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, viene ricoverato all’ospedale di Strasburgo per una polmonite. Dopo una settimana esce dall’ospedale e torna in Italia. Non partecipe alla plenaria del 4 ottobre ma continua a seguire alcune riunioni a distanza. Tra convalescenza e un ricaduta salta anche la seconda plenaria di ottobre e il Consiglio europeo per tornare a presiedere la plenaria il 13 dicembre.

Lo scorso 16 dicembre a margine del Consiglio europeo la sua ultima grande apparizione pubblica. In una conferenza stampa presso Palazzo Justus Lipius definisce anacronistiche le regole dell’unanimità e del veto e auspica che il Parlamento europeo avesse il potere di iniziativa legislativa, come tutti i parlamenti. Sassoli lancia un monito contro la povertà energetica, i populismi e il rigore del Patto di Stabilità. “Non possiamo più ingabbiare il nostro futuro e quello dei nostri figli nella regola del 3%”, dice.

Ieri la notizia del suo ricovero dal 26 dicembre per complicanze dovute al sistema immunitario e l’annullamento di tutti gli impegni. Unanime la vicinanza di tutto il mondo politico italiano ed europeo.

“Se ne è andato un uomo buono. Per me è stato un dolore immenso dover dare questa notizia”, ha scritto il suo portavoce. La prossima settimana a Strasburgo è prevista la plenaria del Parlamento europeo che sceglierà il prossimo o la prossima presidente dell’Eurocamera. Un’elezione su cui peserà un vuoto enorme.

Fabio Fantozzi (LaPresse)

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