Un giovane ras a capo degli ‘XX’

Il rampollo dei De Martino avrebbe un ruolo di primo piano nella famiglia

NAPOLI – Giovane, giovanissimo, appena maggiorenne, ma di fatto già ritenuto al vertice del gruppo criminale di via Montale, i De Martino, noti come ‘XX’ . E’ quanto emerge da alcune informative delle forze dell’ordine che tengono il polso di quello che sta accadendo a Ponticelli, di una guerra a orologeria che viene combattuta a colpi di stese, agguati e ordigni. Parente stretto di Antonio e Giuseppe De Martino, entrambi detenuti e del loro padre Francesco. Al vertice del gruppo, come consigliori, anche la madre dei De Martino, Carmela Ricci che, una volta tornata in libertà, la scorsa estate, avrebbe generato uno scossone negli equilibri criminali, portando alle prime fiammate di violenza nei confronti della federazione dei De Luca Bossa-Minichini-Casella, alleati con gli Aprea-Cuccaro, con i Rinaldi e sotto la cupola dell’Alleanza di Secondigliano. Giovane, quindi. Come giovani sono le nuove leve del gruppo.

I gruppi criminali assomigliano alle aziende, ma anche alle organizzazioni militari. C’è sempre bisogno di nuovi innesti, di nuovi soldati. Ma come fanno i clan a fidelizzare nuovi affiliati? Quando si tratta di famiglie malavitose giovani è più facile di quello che si possa credere. I videogiochi, la passione del calcio, qualche ‘bolletta’, ovvero qualche sommessa, e il gioco è fatto. Secondo l’Antimafia è proprio lo sport che crea un collante solido. I De Martino, ad esempio, proprio attraverso il tifo avrebbero reclutato nuovi affiliati. Dalle le frange del tifo, anche quelle meno agguerrite, proverrebbero le sacche di fedelissimi del gruppo di via Montale. La guerra di Ponticelli, secondo quanto riferiscono alcune informative, è in una fase di stallo, non è finita. Nelle informative poi cristallizzate in un provvedimento dell’Antimafia la mappa criminale e la dislocazione geografica dei gruppi in lotta appare in maniera netta. In via Luigi Franciosa e nelle strade limitrofe, in quella zona che viene indicata nello slang metropolitano come Aret’a Barra, è insediata la famiglia Casella, parte del gruppo Minichini-De Luca Bossa e federata con gli Aprea e i Cuccaro di Barra e con l’Alleanza di Secondigliano, composta dalle famiglie Licciardi, Contini e Mallardo e, storicamente, in conflitto con l’organizzazione dei Mazzarella.

Nel rione Fiat, ovvero nella zona di via Montale è insediata invece la famiglia rivale, appunto quella dei De Martino, noti anche come gli ‘XX’. E’ lì che c’è stato il doppio agguato che ha portato a un morto, Giulio Fiorentino, e un ferito. L’unica vittima, finora, di una faida a orologeria che dura dalla scorsa estate. Per la precisione era il 26 settembre scorso, quando in via Esopo nei confronti di Salvatore Chiapparelli, detto ‘Toporecchia’ e Fabio Risi, vicini al clan De Martino, furono esplosi degli spari. Un agguato fallito che, a distanza di mesi, secondo l’Antimafia, sarebbe quello dal quale è partita la faida di Ponticelli. Tanto Chiapparelli che Risi frequentano gli ambienti dei De Martino e, in alcune foto social, vengono ritratti insieme al capo clan detenuto Antonio De Martino, attualmente in carcere perché accusato, tra le altre cose, del delitto di Nunzia D’Amico, la Passilona. Sarebbe proprio la frequentazione di Chiapparelli e Risi (che si è di recente dichiarato estraneo a dinamiche malavitose) con il gruppo degli XX a farli finire nel mirino. Dopo quel raid è stata registrata l’escalation. Una guerra scoppiata per le cosiddette mesate. Gli stipendi degli affiliati sono di 1500 euro al mese per gli ‘anziani’, poco meno per i giovani. La ricostruzione nei verbali del pentito Tommaso Schisa: “Posso indicare un elenco completo degli affiliati che percepiscono lo stipendio dal clan Minichini-De Luca Bossa: gli esponenti della famiglia Casella percepiscono ciascuno 1.500 euro al mese. I più giovani prendono una quota inferiore”.

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