Vaccino obbligatorio agli over 50 e tanto altro, tutte le decisioni prese dal Cdm

Nel nuovo decreto anche smart working e scuola

Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse in foto il Presidente del Consiglio Mario Draghi

Vaccino obbligatorio per gli over 50. Il Governo in Consiglio dei ministri trova dunque l’accordo grazie all’intervento del premier Mario Draghi per un ‘compromesso politico’ dopo una giornata turbolenta fatta di ‘tira e molla’ . Una ulteriore morsa necessaria ad arginare l’avanzata della variante Omicron che nelle ultime settimane sta creando nuovi grattacapi sia nell’ambito sanitario che politico.

Il nuovo decreto

Passa all’unanimità il nuovo decreto anti-Covid. Dopo una turbolenta riunione durata circa due ore il Consiglio dei ministri vara la nuova disposizione: un provvedimento che pone l’obbligo vaccinale per gli over 50 estendendo inoltre il Super Green pass a diverse categorie e attività, anche se per accedere ai servizi essenziali, come negozi, banche, dai parrucchieri ed estetisti, servirà solo il certificato base. Dai 50 anni in su, dunque, dal prossimo 15 febbraio anche per accedere al posto di lavoro sarà necessario il Super Green pass, sia per il pubblico che per il privato, compreso l’ambito giudiziario, magistrati inclusi. Esenti invece gli avvocati difensori, i testimoni e le parti del processo. Tutte le “verifiche spetteranno ai datori di lavoro”. Gli inadempienti saranno dunque considerati “assenti ingiustificati fino alla presentazione della certificazione, con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro e senza conseguenze disciplinari ma con la sospensione dello stipendio e di qualunque altro compenso o emolumento comunque denominato”. Dunque dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, scatterà “l’obbligo del vaccino fino al 15 giugno per tutti coloro che hanno compiuto 50 anni o che li compiranno entro quella data, con l’esenzione solo per chi ha un certificato medico. Chi è guarito, invece, dovrà vaccinarsi obbligatoriamente dopo 6 mesi”. 

Altre novità

Ma per i 50enni scatta anche un altro intervento: dal 15 febbraio si potrà andare al lavoro solo con il Super green pass. Una misura che vale sia per il settore privato sia pubblico, compreso chi lavora in ambito giudiziario e i magistrati. La norma non si applica invece per gli avvocati difensori, i testimoni e le parti del processo. Le verifiche spetteranno ai datori di lavoro e chi non ha il Super pass sarà considerato assente ingiustificato fino alla presentazione della certificazione, “con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro e senza conseguenze disciplinari”, ma con la sospensione dello stipendio e di qualunque “altro compenso o emolumento comunque denominato”. Altra novità maturata dal Cdm è che “le imprese potranno sostituire chi non ha il pass rafforzato. In questo caso sono previste sanzioni: chi entra in un luogo di lavoro e non ha il Super pass incorre in una sanzione erogata dal prefetto che va da 600 a 1.500 euro”. Mentre per quanto concerne il lavoro a distanza, i ministri Brunetta e Orlando hanno firmato la circolare nella quale si “sensibilizzano le amministrazioni pubbliche e i datori di lavoro privati a utilizzare pienamente lo strumento” dello smart working.

Scuola

Per quanto concerne i casi Covid a scuola, poi, per quelle dell’infanzia “con un positivo si va in quarantena per 10 giorni mentre alle elementari, con un caso si applica la sorveglianza con test al primo e dopo cinque giorni, mentre con 2 casi si resta a casa per 10 giorni. Alle medie e superiori, invece, con un caso si resta in classe (con autosorveglianza e utilizzo della Ffp2) mentre con 2 casi si vanno in Dad per 10 giorni solo i non vaccinati e chi è guarito o vaccinato da più di quattro mesi senza aver fatto il booster. Con tre positivi, invece, tutta la classe è a casa per 10 giorni”, mentre prima ne occorrevano 4. “E’ un intervento molto articolato – ha spiegato il ministro Bianchi – che va incontro alle richieste delle Regioni. La scelta di fondo è che si torna ad una scuola in presenza e in sicurezza”. E la scelta di distinguere tra vaccinati e non vaccinati in presenza di due positivi viene non va giù al presidente dell’Associazione dei presidi Antonello Giannelli che la definisce “una misura discriminatoria”.

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