Calcio, Totti rivela: “L’addio alla Roma? Spalletti spingeva per il mio ritiro”

Le dichiarazioni dell'ex capitano giallorosso

Ilary Blasi e Francesco Totti
Foto Stefano Meloni/LaPresse

ROMA (LaPresse)“Tra i grandi fautori del ritiro c’è Luciano Spalletti? E’ quello che ha spinto di più. Con la società erano una cosa sola”. Lo ha detto l’ex capitano della Roma, ora dirigente Francesco Totti, nel corso di una lunga intervista al Venerdì di Repubblica in cui ripercorre la sua carriera e non solo.

Totti, 25 anni di carriera e un unico amore

Sul perché non ha chiuso la carriera giocando in Asia o in America, come hanno fatto altri grandi campioni, l’ex numero 10 giallorosso ha detto: “Perché avrei rovinato 25 anni di carriera. Ho sempre detto che avrei indossato un’unica maglia. Sono di parola”. Il Milan era pronto a spendere 300 milioni quando aveva 12 anni. “In quel caso il ‘no’ fu della mia famiglia. Soprattutto di mia madre. È vecchia maniera – ricorda Totti – apprensiva, possessiva. Papà lavorava fino a tardi. Era sempre lei a starmi dietro. Mi voleva tutto per sé”.

La nascita del soprannome

Sulla genesi del soprannome Pupone sempre detestato, Totti racconta: “Beh sì. Se lo inventò un giornalista del Messaggero, Mimmo Ferretti, in senso affettuoso. Però è diventato sinonimo di eterno ragazzino, di immaturo”. Una leggenda narra che alla Roma sbarrava la strada all’acquisto di campioni che potessero fargli ombra… “Discorsi da bar. Se i campioni non arrivavano era per limiti di budget, mica per scelta mia. Ho sempre voluto vincere e non veder vincere”, replica.

La mancata esultanza nel match di Champions

Lo stesso per le voci sulla presunta mancata esultanza dopo il 3-0 al Barcellona perché rosicava di non essere più in campo… “Qualsiasi cosa faccia c’è sempre qualche critica. Io so cosa provo e non ho niente da dimostrare. E’ vero, al primo gol non ho esultato – dice – ma perché non avevamo ancora portato a casa la partita. Al secondo mi sono alzato in piedi ed al terzo ho preso in braccio mio figlio Cristian. Quelli che criticano non m’hanno visto? Vedono solo quello che je pare”.

Il rapporto con Capello

Con Capello ci sono stati alti e bassi. “Quando parli con Capello hai sempre torto. Sa tanto, ma l’ultima parola deve essere sempre la sua. Se passa un piccione e lui dice che è un gabbiano, ti dimostrerà che è un gabbiano. E’ cocciuto, perfezionista. Un maniaco”, dice l’ex capitano della Roma.

Il nuovo ruolo alla Roma

Ora il suo lavoro è quello di mediatore tra il mister Di Francesco e lo spogliatoio… “Sì, i giocatori sono bestie, sono bastardi, ma mi portano rispetto. Io ero come loro, li conosco bene, conosco il loro linguaggio segreto fatto d’occhiate, mezze parole. Cerco di rendermi utile. Nello spogliatoio – spiega – ora si parla quasi solo inglese. Se non lo sai non capisci e si fa meno gruppo. In ritiro, rientrato dal campo, ognuno si isola in camera sua col telefonino a navigare o mandare messaggi”. Ma insomma, Totti cosa vuole fare da grande? “Ancora non lo so. Per adesso mi godo questo momento vicino alla squadra e alla Società. Respiro l’aria del campo”, conclude il Pupone.

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