Manovra, 9 miliardi per reddito e pensioni di cittadinanza. Sette per ‘quota 100’

Previste risorse per altre misure come: centri per impiego (1 miliardo), flat tax (2 miliardi), assunzioni straordinarie per le forze dell'ordine (1 miliardo), truffati per le banche (1,5 miliardi) sono previste in altri capitoli di spesa.

ROMA – Il Def è alle Camere. Lo rende noto Palazzo Chigi che informa sui numeri di spesa previsti: 9 miliardi per il reddito e pensioni di cittadinanza e 7 per la quota cento. Le altre risorse prevedono i centri per impiego (1 miliardo), flat tax (2 miliardi), assunzioni straordinarie per le forze dell’ordine (1 miliardo).

I fondi a tutela dei truffati dalle banche (1,5 miliardi) sono previsti in altri capitoli di spesa.

Intanto si prevede un ribasso per la stima di crescita in quest’anno che scende dall’1,5% previsto ad aprile all’1,2% stimato nella nota di aggiornamento del Def.

Il Deficit si attesterà invece all’1,8%, contro il 2,4% del 2017, e il debito pubblico scenderà dal 131,2% segnato lo scorso anno al 130,9 previsto per il 2018.

Tria: poste nuove basi

“Confido che la presente nota di aggiornamento ponga le basi per una proficua sessione di Bilancio. L’obiettivo primario – continua il ministro – è di promuovere una ripresa vigorosa”. Il capo di via XX Settembre punta ad un “incremento adeguato della produttività del sistema paese e del suo potenziale di crescita”. Il governo cerca di conseguire una maggiore resilienza rispetto alla congiuntura e al peggioramento del quadro economico internazionale.

L’esecutivo attiverà entro la fine di quest’anno una task force sugli investimenti pubblici – si legge nel Def pubblicato sul sito del ministero dell’Economia – Riprendendo le esperienze di altri Paesi creerà inoltre un centro di competenze dedicato. Questo avrà il compito di offrire servizi di assistenza tecnica e di assicurare standard di qualità che permetterà anche di creare nel tempo un insieme di capacità professionali interne alla PA nell’intera gamma di competenze” viene sottolineato.

Def: previsto calo del debito pubblico
Prevista dal governo una progressiva discesa del debito pubblico che passa dal 131,2% del 2017 al 126,7% del 2021, passando attraverso il 130,9% di quest’anno, al 130,0 del prossimo e al 129,2% del 2020. Sono le stime programmatiche previste dalla nota di aggiornamento del Def che però punta anche ad ulteriori miglioramenti.
Una riduzione più accentuata sarà possibile – è scritto – se si realizzerà la maggior crescita a cui il governo punta come obiettivo prioritario”

IVA

“Gli aumenti delle imposte indirette previste dalle clausole di salvaguardia verranno completamente sterilizzati nel 2019 e parzialmente nel 2020 e 2021”. E’ quanto si legge nella nota di aggiornamento al Def. Le clausole valgono 12,5 miliardi nel 2019 e 6,7 miliardi aggiuntivi nel 2020. “Nel Programma di Stabilità 2019 sarà presentato un piano di intervento volto a sostituire le residue clausole di salvaguardia con interventi di riduzione della spesa e di potenziamento dell’attività di riscossione delle imposte”.

L’invito al dialogo alla Ue di Tria

La manovra garantirà la “stabilità complessiva del sistema”, assicura Giovanni Tria. In una lettera alla commissione Ue, il ministro dell’Economia invita l’Ue “a tenere un dialogo aperto con il governo che – assicura – è compatto su una manovra coraggiosa e responsabile”.

Ma, in attesa dell’arrivo delle carte in Parlamento, è guerra di cifre tra Lega ed M5s sulle risorse per il reddito di cittadinanza.

Il futuro

Dopo la lettera con i numeri aggiornati del Def, la Commissione ricomincerà la trattativa sul deficit. La speranza è che l’Italia inserisca un segnale di buona volontà in manovra. La bozza dovrebbe arrivare alla Ue entro il 15.

E’ plausibile, però, che, se la trattativa proseguirà, sarà lo stesso premier Conte a chiuderla al vertice europeo del 17 e 18 ottobre a Bruxelles. Dopo la consegna ufficiale, la Ue può avviare un primo scambio informale lettere con il Governo, chiedendo modifiche per evitare che si arrivi ad un rigetto formale. Se i suoi appelli cadranno nel vuoto, entro due settimane può bocciarla e chiederne una nuova. La tempistica è, però, quanto mai rischiosa sui mercati, perché si intreccia con il giudizio di Standard&Poor’s in arrivo il 26 ottobre.

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