Ue, la plastica danneggia il “Made in Italy”

AFP PHOTO / JOHN THYS

Roma – Un ampio schieramento tripartisan (da Forza Italia alla Lega al PD) tutto italiano si è creato ieri nel Parlamento Europeo, a seguito del convegno ‘Business Solution To Prevent Single-use palstic Waste in the environment’ promosso dai parlamentari Elisabetta Gardini (Forza Italia / PPE) e Nicola Caputo (PD / S&D) a difesa delle imprese e dei lavoratori italiani.

Il gruppo di parlamentari italiani denunciano l’eccessiva fretta, le mancate valutazioni sull’impatto economico e l’approccio ideologico contenuti nella proposta di Direttiva pubblicata dalla Commissione europea il 28 maggio 2018 volta a ridurre l’impatto di certi prodotti plastici monouso sull’ambiente.

La proposta di Direttiva che riguarda bicchieri, piatti, cannucce e posate di plastica è stata approvata il 10 ottobre 2018, dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo (ENVI) e si avvia alla votazione in plenaria il prossimo 23 ottobre.

Il tema dell’inquinamento dei nostri mari causato dalla plastica è certamente rilevante e ha bisogno di una risposta immediata e concreta – spiega Elisabetta Gardini, eurodeputato del PPE e membro della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo.

L’inquinamento da plastica presente negli oceani non proviene dall’Europa

Secondo stime del Programma ambiente delle Nazioni Unite (Unep), l’inquinamento da plastica presente negli oceani (che da mesi ci viene mostrato sui media) non proviene dall’Europa ma da 10 fiumi presenti in Asia, Africa e Sud America, in particolare: i fiumi Yangtze, Xi e Huanpu in Cina, del Gange in India, dell’Oyono al confine tra Camerun e Nigeria, di Brantas e Solo in Indonesia, del rio delle Amazzoni, per lo più in Brasile, del Pasig nelle Filippine e dell’Irrawaddy in Birmania.

A fronte di questo grave problema si è prodotta una Direttiva

Bandire dal mercato in soli 2 anni certi prodotti monouso in plastica (piatti, posate, cannucce e mescolatori) e ridurne fortemente l’uso di altri in 4 anni (come i bicchieri peraltro sia quelli in plastica sia quelli in carta) senza che sia stata fatta alcuna valutazione sull’impatto economico che questa decisione avrà sulle imprese (che sono quasi tutte italiane) e l’occupazione che lavoratori che operano nel comparto del monouso della plastica e nell’indotto.

“Non è nemmeno stata chiesta- le fa eco Nicola Caputo, parlamentare europeo di S&D – una valutazione all’EFSA (L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) sui rischi per la sicurezza alimentare che i prodotti monouso di plastica in certi contesti garantiscono (si pensi agli ospedali o alle aziende di produzione). Insomma, questa Direttiva affronta una battaglia giusta (quella della riduzione della plastica nell’ambiente) ma con strumenti inadeguati e superficiali e con una fretta motivata solo dall’approssimarsi della scadenza elettorale della prossima primavera. La soluzione non è nei proclami ideologici o nei divieti inapplicabili ma in una seria politica di riciclo. Occorre dare agli Stati Membri degli obiettivi anche molto sfidanti di recupero della plastica. Solo così si va verso la risoluzione del problema: agendo non solo sui produttori ma soprattutto sui consumatori, tramite azioni mirate, per indurli a comportarsi in maniera diversa. La messa al bando tout court non servirà a risolvere il problema visto che solo lo 0,6% della plastica utilizzata in Europa finisce in mare. Manca inoltre una valutazione sull’ inquinamento generato dai materiali alternativi. Il rischio è quello di passare da un inquinamento visibile ad uno invisibile e più dannoso”.

Un Made in Italy esportato in tutta Europa

Gli articoli monouso in plastica – commenta anche l’eurodeputato della Lega Nord Oscar Lancinisono un prodotto dell’industria italiana.  La Commissione Europea ha realizzato una direttiva che provocherà in Italia una grave crisi imprenditoriale e occupazionale.

Nel nostro Paese infatti operano 25 imprese leader a livello internazionale che producono unicamente prodotti monouso in plastica che danno lavoro a oltre 3mila persone per 1 miliardo di euro di giro d’affari.

Queste aziende, nel momento stesso dell’approvazione della direttiva rischiano di cessare l’attività perché non esistono i tempi e le condizioni per la riconversione.

Sono solo la punta dell’iceberg

Senza questi prodotti vari settori dei servizi di catering, delivery, somministrazione di cibi e bevande rischiano grosso”.

Un gruppo di parlamentari italiani sta proponendo una serie di emendamenti volti a ridurre gli impatti negativi della direttiva tra cui l’ipotesi di esclusione dei cosiddetti “closed loops”, ossia l’utilizzo degli articoli monouso in plastica in quegli ambiti chiusi dove è attiva e obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti (uffici, fabbriche, scuole, università, ospedali) “Qui siamo veramente all’assurdo – conclude l’eurodeputato Lancinivorrebbero limitare e abolire dai bicchierini alle palette del caffè ai piatti di plastica anche in quei luoghi dove è attiva un’efficiente raccolta differenziata dei rifiuti e questi prodotti vengono correttamente riciclati e pertanto non hanno alcuna possibilità di finire in mare”.

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