Richiamo del Colle al governo e alla Ue

Francesco Ammendola / LaPresse in foto Sergio Mattarella

Roma Sergio Mattarella abbandona la moral suasion e veste i panni di mediatore tra governo e commissione europea.

La bocciatura dell’Europa arriva inesorabile, come ampiamente annunciato

Uno stop che brucia per l’Italia, tra i paesi fondatori, costretta ad incassare un ‘non è mai successo’ nella storia. Per questo il capo dello Stato lancia l’ultimo appello indirizzato sia all’esecutivo giallo-verde sia all’Ue, con l’obiettivo di avvicinare le due posizioni e trovare un punto d’incontro tra il percorso di bilancio intrapreso dall’Italia e le regole stabilite dall’Unione.

Nessuno “può sottrarsi” ai “bilanci in equilibrio“, tuona il presidente della Repubblica, per avere “efficienza dei servizi, diritti garantiti ai cittadini, sinergia tra pubblico e privato“, a partire dai Comuni fino ad arrivare allo Stato.

“La logica dell’equilibrio di bilancio non è quella di un astratto rigore

Due punti su cui si fonda il suo discorso pronunciato davanti all’assemblea dell’Anci a Rimini, dove sono seduti tutti quei sindaci italiani a cui il capo dello Stato riconosce il duro compito “di ricucitura e di rafforzamento del tessuto civico nazionale”.

Secondo l’inquilino del Colle “ci deve sempre guidare uno sguardo più lungo sullo sviluppo, la sua equità e la sua sostenibilità, e, al contempo, occorre procedere garantendo sicurezza alla comunità, scongiurando che il disordine di enti pubblici, e della pubblica finanza, produca contraccolpi pesanti anzitutto per le fasce più deboli, per le famiglie che risparmiano pensando ai loro figli, per le imprese che creano lavoro“.

Un ragionamento che secondo Mattarella può e deve guidare entrambi gli attori che oggi si ritrovano a fare muro contro muro. “Questa responsabilità – sottolinea – accomuna chiunque svolga funzioni rappresentativequalunque sia la sua militanza politicaperché si tratta di un bene comune, di un patrimonio indivisibile“.

Evidente richiamo alla pacificazione e alla ricerca di una soluzione

Nel suo intervento Mattarella non cita mai lo scambio di lettere tra Italia e Bruxelles e mai pronuncia la parola manovra.

Il presidente ritorna però sul tema migranti e sull’importanza dell’integrazione come “un motore e garanzia di sicurezza pubblica“, dando proprio ai sindaci il merito di averlo oliato e ben tenuto.

Resta il fatto, ribadisce il capo dello Stato, riferendosi all’interlocuzione tra Anci e governo sulle misure riguardanti i servizi di accoglienza e il sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati, che i migranti “vanno accolti” perché “la nostra Costituzione riconosce protezione“.

Nessuno può permettersi di minimizzare”

Il presidente dedica infine parte del suo intervento a tutti quegli uomini e donne che indossano il tricolore che sono soggetti a minacce e intimidazioni: “quando un sindaco viene minacciato, o fatto bersaglio di atti intimidatori, è l’intera Repubblica che viene minacciata e colpita“.

“Comincia qui la credibilità del nostro sistema”

Per questo, conclude tra gli applausi dell’assemblea, “nessun un sindaco deve essere lasciato solo quando la criminalità, l’illegalità, la corruzione aggrediscono il circuito democratico più vicino al cittadino“.

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