ROMA – Sul ‘caso’ reddito di cittadinanza tra i dubbi, che per qualcuno ancora persistono, spunta una certezza: nessuno spazio per i furbetti dell’Isee. E’ quello che ha annunciato oggi il ministro dell’Interno Matteo Salvini, impegnato nella visita natalizia all’ Opera Pia Cardinal Ferrari di Milano.
Chi ha già un conto in banca corposo, in soldoni, non vedrà un euro. Il controllo sarà preventivo, anzi: lo è già. Perché il numero uno del Viminale ha comunicato che il governo sta già incrociando i dati patrimoniali contenuti in varie banche dati. Chi risulterà proprietario di “case o macchinoni non vedrà un centesimo di euro” ha ribadito.
L’obiettivo, sulla carta, è quello di aiutare “gli ultimi, i dimenticati, quelli che il lavoro non lo cercano neanche più. A venti o cinquant’anni”.
Buoni propositi, considerato anche il fatto che il Carroccio ha avanzato più di un dubbio sul reddito di cittadinanza, fiore all’occhiello del programma del Movimento Cinque Stelle.
La lega, negli anni, ha dato voce a una porzione del Nord industriale, considerando il Rdc una sorta di misura assistenziale che non porterebbe un reale slancio all’economia in quanto chi non ha occupazione non sarebbe stimolato a farlo. In special modo al Sud. Ma il duumvirato politico prevede un atteggiamento di apertura. Di avvicinamento. Il sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri, ci aveva provato.
Il legista ha tentato di coinvolgere le imprese nel progetto, proponendo di distribuire il reddito attraverso le stesse ditte. Inutile dire che il no dei pentastellati è stato immediato. Con uno spiraglio, per la verità. O meglio, con una concessione. Uno sconto sui contributi per qualche mese per le aziende che decideranno di assumere uno dei beneficiari de reddito di cittadinanza. Non si è parlato solo di reddito, ma anche di pensioni e della famigerata (ed eufonica) quota cento.
Autonomia delle regioni, il progetto di ‘chiudere’ entro la primavera
Per Salvini arriveranno entrambi all’inizio dell’anno, anche se si concede l’elastico dei “tempi tecnici”. Per mettere una bandierina ha parlato della “prossima primavera”. Ma il Carroccio ha i suoi di fiori all’occhiello, circa il programma intendiamo. L’autonomia di certe regioni è una questione spinosa ma sulla quale la lente del governo, e di Salvini in particolare, è sempre puntata. L’hanno chiesta, o meglio, rivendicata il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna. Sul caso “il governo farà la proposta finale alle regioni entro febbraio”. Non manovre “lunghe” come paventato dal vicepremier Luigi Di Maio, ma passaggi serrati. E le tre regioni apripista non sarebbero le sole ad aver chiesto l’autonomia, anche al Sud. “Sarà una promessa che manterremo entro primavera” ci ha tenuto a specificare Salvini.