Sudan, fermata e poi rilasciata giornalista Antonella Napoli

Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, aveva dato istruzioni all'ambasciata italiana a Khartum di attivarsi subito per ottenere la liberazione in tempi rapidi

MILANO – La giornalista italiana Antonella Napoli è stata fermata dalla polizia e rilasciata dopo alcune ore a Khartum, in Sudan, dove si trova per seguire le proteste contro il presidente Omar al-Bashir.

A dare l’allarme è stato il portavoce di Amnesty International in Italia, Riccardo Noury

Su Twitter ha scritto che Napoli è stata “fermata intorno alle 10.30″ “da persone qualificatesi come agenti di polizia“. Poche ore dopo la Farnesina ha fatto sapere che la fondatrice della Onlus Italians for Darfur è stata rilasciata.

Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, aveva dato istruzioni all’ambasciata italiana a Khartum di attivarsi subito per ottenere la liberazione in tempi rapidi.

All’origine del fermo ci sarebbero le riprese di obiettivi sensibili

Mi hanno chiesto di cancellare le foto e i video che avevo fatto“, gli agenti “avevano da poco disperso con i lacrimogeni una manifestazione”, ha raccontato Napoli al TG3.

“Si vuole controllare l’informazione che esce dal Paese, ma non ho subito alcun danno a parte la cancellazione, io sono qui per raccontare quel che sta succedendo”, ha aggiunto la giornalista, rassicurando i propri familiari.

Napoli è in Sudan per seguire le manifestazioni antigovernative, scoppiate il 19 novembre dopo che il governo ha deciso di aumentare il costo del pane.

Gruppi di dimostranti si accingevano a manifestare di nuovo nella capitale domenica, ha riferito AFP, ma il tentativo è stato represso con lanci di lacrimogeni.

Il Sudan affronta una pesante crisi economica e il prezzo di alcuni beni, tra cui le medicine, è più che raddoppiato, mentre l’inflazione è al 70% e nelle città mancano regolarmente cibo e carburante.

Secondo le autorità locali, almeno 19 persone sono state uccise durante le proteste

Sabato Napoli, componente della presidenza dell’associazione Articolo 21, aveva pubblicato su Twitter un proprio articolo sul Sudan, denunciando: “Noi giornalisti siamo guardati a vista”. Due giorni prima sottolineava che “in troppi Paesi il nuovo anno continua nel solco di bavagli e limitazioni alla stampa libera”. (LaPresse)

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