Autobomba contro una scuola di polizia: 9 morti e 54 feriti

Le autorità puntano il dito contro l'Eln, il movimento di guerriglia presente nel Paese

LAPRESSE / AFP

BOGOTA’ – Una autobomba è esplosa a Bogotà, contro una scuola per cadetti di polizia: i morti sono almeno nove, i feriti 54. Il presidente Ivan Duque ha parlato di un “miserabile atto di terrorismo”. È l’attacco più grave avvenuto nella capitale colombiana dalla firma dell’accordo di pace con le Farc nel 2016. Secondo la procura, l’attentatore è stato identificato come Nestor Humberto Martinez, che ha guidato l’auto con a bordo potente esplosivo pentolite. Le autorità non hanno precisato se l’uomo appartenga a un gruppo armato.

La situazione colombiana

Il presidente di destra, al potere da agosto, ha allentato la lotta alla droga nel Paese, il primo al mondo per produzione di cocaina, e anche le condizioni per la ripresa dei negoziati di pace sospesi con l’Esercito di liberazione nazionale (Eln). “Tutti noi colombiani respingiamo il terrorismo e siamo uniti per affrontarlo. La Colombia è triste, ma non cede alla violenza”, ha scritto su Twitter. L’esplosione è avvenuta durante una cerimonia alla scuola Général Francisco de Paula Santander, ma non è chiaro quanti poliziotti siano tra le vittime.

Le procedure di sicurezza

Gli accessi all’area dell’accademia sono stati bloccati ed è stato inviato un massiccio dispiegamento di sicurezza. Un testimone ha raccontato che l’auto è entrata “all’improvviso” nel cortile, ha quasi travolto le persone e poi è scoppiata. Un anno fa circa, il 29 gennaio 2018, la polizia era stata colpita con un’altra autobomba a Barranquilla, a nord, dove sei poliziotti erano morti: l’Eln aveva rivendicato. E nel 2017 Bogotà aveva subito due attacchi, entrambi con vittime: in un centro commerciale, attribuito al gruppuscolo di sinistra Mrp; contro una pattuglia, rivendicato dall’Eln.

L’Eln, il movimento di guerriglia del Paese

Con circa 1.800 combattenti, l’Eln è considerato l’ultimo movimento di guerriglia del Paese, dopo il disarmo e la trasformazione in partito politico delle potenti Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), a seguito dell’accordo firmato nel 2016 con l’allora presidente di centro destra, Juan Manuel Santos (2010-2018). Duque esige che l’Eln liberi tutti gli ostaggi e cessi le azioni violente, prima della ripresa dei negoziati, avviati nel febbraio 2017 ma sospesi da agosto. I ribelli criticano le “condizioni unilaterali inaccettabili”, dato che con Santos avevano concordato di proseguire ugualmente i negoziati. Nonostante il conflitto si sia ridimensionato dopo l’accordo con le Farc, la Colombia resta invischiata in una guerra fratricida che da mezzo secolo coinvolge guerriglieri, paramilitari e forze dell’ordine. Le vittime sono otto milioni, tra morti, scomparsi e sfollati.

LaPresse-Afp

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