Dopo la delusione in Abruzzo e la batosta in Sardegna, il M5S rischia la debacle alle Europee

Il 'fuoco amico' della senatrice Paola Nugnes: "La base è stata messa da parte. La leadership di Di Maio va messa in discussione"

Fabio Cimaglia / LaPresse in foto Luigi Di Maio

ROMA – Il Movimento 5 Stelle come Matteo Renzi. E’ questa la similitudine che balza agli occhi dopo il voto per le Regionali in Sardegna. I pentastellati sembrano ripercorrere la parabola del ‘democrat’: l’Italia e gli italiani gli danno piena fiducia ma nel giro di pochi mesi e di numerose promesse non mantenute ecco che entrambi sono passati dalle stelle alle stalle, dall’altare alla polvere.

Le Politiche di un anno fa sono un lontano ricordo

Meno di un anno fa il Movimento 5 Stelle otteneva alle elezioni politiche un’affermazione storica. Primo partito con oltre il 33% dei consensi e la fiducia di una porzione importante di elettori: tutto il Centro-Sud era colorato di giallo, a cui facevano da contraltare piccole macchie rosse (Pd) al centro e il verde della Lega al Nord. Poi la lunga attesa per la formazione del governo, fino al contratto di governo con la Lega dopo il ‘no’ del Pd.

L’incapacità di portare avanti le promesse fatte in campagna elettorale

Il crollo dei consensi per il Movimento 5 Stelle è iniziato quando il governo non ha mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale. Niente chiusura dell’Ilva, niente stop alla Tap, incomprensioni e difficiltà sul ‘no’ alla Tav. Insomma, un susseguirsi di dietrofront e di decisioni in antitesi con quanto promesso pochi mesi prima per accaparrarsi i voti. Si spiega così la delusione alle Regionali in Abruzzo (dove il M5S si attendeva di conquistare la guida della Regione) e il crollo in Sardegna (il candidato fermo all’11% e il Pd che diventa primo partito).

Futuro buio: Di Maio trema e corre ai ripari

I pentastellati hanno ormai intrapreso la loro parabola discendente. Le elezioni europee di fine maggio potrebbero rappresentare il canto del cigno del M5S. Sì, perché appare difficile, in così pochi mesi, invertire la rotta dei consensi. Troppe le promesse mancate in questi pochi mesi di governo. Troppo grande il senso di incapacità trasmesso ai cittadini. Il ‘miracolo’ a 5 Stelle si sta trasformando in boomerang per l’inadeguatezza degli interpreti, impreparati a ricoprire ruoli di governo.

Luigi Di Maio si sente mancare la terra sotto i piedi. Le Europee potrebbero decretare non solo la fine del governo ma anche dello stesso Movimento nel caso in cui il tracollo in termini di voti dovesse continuare. Ecco perché Di Maio ha deciso di prendere in mano la situazione affidandosi a un direttorio di 10 persone. Un’oligarchia che, come racconta la storia, difficilmente ha portato risultati positivi.

Il fronte interno all’attacco

E a dare una ‘mazzata’ proprio a Di Maio e all’attuale classe dirigente del M5S è proprio una pentastellata, la senatrice Paola Nugnes, che con due frasi demolisce lo stesso Movimento: “La base è stata messa da parte. La leadership di Di Maio va messa in discussione”. Si profila una lunga agonia fino alla fine di maggio per i pentastellati, con un finale già scritto. E tutt’altro che lieto.

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