Mafia, asse Napoli–Palermo per lo spaccio di droga: 12 arresti

Lunga indagine della Dda di Palermo

Foto LaPresse - Mourad Balti Touati 30/09/2017 Milano (Ita) - Corso porta vittoria - Palazzo di giustizia Cronaca Presentazione del nuovo libro di Andrea Galli "Dalla Chiesa", storia del generale dei Carabinieri che sconfisse il terrorismo e morì a Palermo ucciso dalla mafia Nella foto: esterno del tribunale

PALERMO – La Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha delegato il comando provinciale dei carabinieri di Palermo all’esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del locale Tribunale. Nei confronti di 12 indagati (10 in carcere e 2 ai domiciliari), ritenuti a vario titolo responsabili di reati associativi e concorsuali. Finalizzati al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, in particolar modo ‘cocaina’. Operanti nella città di Palermo e nelle province di Agrigento e Caltanissetta.

L’indagine rappresenta una ulteriore attività investigativa sviluppata dal reparto operativo – nucleo investigativo carabinieri di Palermo. Nei confronti degli esponenti del mandamento mafioso di Porta Nuova, in cui erano già state registrate, nei luoghi utilizzati dal reggente pro tempore Paolo Calcagno, le frequentazioni tra i vertici di quell’articolazione e Ottavio Abbate. Quest’ultimo è stato arrestato da ultimo nel 2017. E, in passato, è stato condannato per reati associativi di tipo mafioso e legati al traffico di droga. Il suo nucleo familiare è da decenni molto influente nelle dinamiche mafiose sviluppate nei quartieri palermitani della Kalsa e di Borgo Vecchio. Tanto che alcuni suoi componenti hanno rivestito ruoli di vertice all’interno delle rispettive famiglie mafiose di Palermo Centro e di Borgo Vecchio.

Lunga indagine della Dda di Palermo

Il monitoraggio di Abbate ha permesso di individuare quindi una vera e propria associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti. Con base operativa all’interno del quartiere Kalsa, in cui egli veniva coadiuvato dai pregiudicati Antonino Augello, Gaetano Musicò ed Emanuele Mazzola (quest’ultimo legato per rapporti di parentela e di vicinanza a esponenti del mandamento mafioso di Santa Maria di Gesù). I quali provvedevano al trasporto della droga dai luoghi di occultamento alla piazza di spaccio; alla raccolta del denaro delle singole cessioni; al reperimento degli strumenti necessari per lo sviluppo dell’attività delittuosa quali, ad esempio, l’attivazione di schede telefoniche intestate a sconosciuti.

Gli sviluppi investigativi documentavano infatti la consistente attività di spaccio condotta da Mazzola e dal cognato Andrea Licci. Orientata anche nelle province di Agrigento e Caltanissetta, con l’identificazione dei numerosi clienti. Il coinvolgimento di Mazzola in un’altra associazione per delinquere finalizzata alla medesima tipologia di reato, le cui figure apicali venivano individuati nei componenti della famiglia Luisi. I quali avevano consolidati legami con esponenti di rilievo dei mandamenti mafiosi palermitani di Santa Maria di Gesù e di Brancaccio. Localizzando i loro fornitori della droga nelle zone del napoletano.

Le intercettazioni e i servizi di pedinamento permettevano, a riscontro dell’attività investigativa, l’arresto di diversi corrieri, anche sul predetto asse Napoli-Palermo, e il sequestro di ingenti quantitativi di droga.

(LaPresse)

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