Genetica green, produrre di più e meglio

La Commissione Ue vuole approfondire le biotecnologie agrarie. Prandini: “Una grande sfida per far ritornare gli agricoltori protagonisti della ricerca”. Un’arma utile anche per difendere il patrimonio di biodiversità in Italia

Dopo il fallimento degli Ogm in agricoltura è importante avviare una riflessione sulla genetica green capace di sostenere la produzione nazionale, difendere il patrimonio di biodiversità presente in Italia dai cambiamenti climatici e far tornare la ricerca italiana protagonista dopo l’emergenza covid. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in riferimento all’avvio da parte della Commissione europea di un processo di consultazione che sfocerà in un nuovo quadro giuridico per le biotecnologie agrarie.

La convenzione
La Coldiretti ha siglato una convenzione con il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura) che ha sottoscritto importanti proposte di ricerca che puntano a tutelare la biodiversità dell’agricoltura italiana e, al contempo, migliorare l’efficienza del nostro modello produttivo attraverso, ad esempio, varietà con meno bisogno di agrofarmaci e risvolti positivi in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale per far diventare l’Italia capofila in Europa nelle strategie del New Green Deal, in un impegno di ricerca partecipata anche da ambientalisti e consumatori.

Le nuove tecnologie
La ricerca agraria ha oggi a disposizione nuove tecnologie di miglioramento genetico che permettono di riprodurre in maniera precisa e mirata i risultati dei meccanismi alla base dell’evoluzione biologica naturale, raggruppate sotto la denominazione Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita). Tecniche che non implicano l’inserimento di Dna estraneo alla pianta. Per poter cogliere compiutamente queste nuove opportunità valorizzando i primati green dell’agricoltura italiana in termini di tipicità, sostenibilità e biodiversità è necessario arrivare a una regolamentazione dei prodotti agricoli ottenuti da tali metodologie che oggi non trovano una adeguata collocazione a livello normativo comunitario.

La grande sfida
“Una grande sfida per far tornare gli agricoltori protagonisti della ricerca senza che i risultati finiscano nelle mani di poche multinazionali proprietarie dei brevetti” ha continuato il presidente della Coldiretti nel sottolineare la necessità di “difendere e valorizzare il patrimonio di biodiversità agraria nazionale e la distintività delle nostre campagne, garantendo nuove possibilità di crescita e sviluppo all’agroalimentare nazionale”. Su questo tema, continua Prandini, la Coldiretti ha promosso un confronto ad ampio raggio con i rappresentati della ricerca e i parlamentari europei al quale hanno preso parte tra gli altri gli europarlamentari Paolo De Castro, Herbert Dorfmann, Silvia Sardone, Pietro Fiocchi, Daniela Rondinella Mara Bizzotto, Dino Giarrusso e Angelo Ciocca.

“Produrre di più rispettando le indicazioni della nuova strategia dell’Unione europea Farm to Fork e cioè riduzione del 50% dell’impiego della chimica nei campi e raggiungimento del 25% di superficie agricola investita a biologico è infatti la strada segnata per lo sviluppo dell’agricoltura italiana ed europea che – conclude la Coldiretti – deve fare i conti con la difficile concorrenza, in termini di costi e sicurezza, dei Paesi terzi, e con la necessità di rafforzare i redditi degli agricoltori e le aspettative dei cittadini consumatori”.

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