CASERTA – Nella mattinata odierna, la Squadra Mobile di Caserta, con la collaborazione della Squadra Mobile, del Reparto Volo e del Reparto Cinofili di Napoli, del Reparto Prevenzione Crimine Campania, dei Commissariati di P.S. di Aversa, Frattamaggiore e Giugliano in Campania, nonché di personale della Polizia Scientifica di Caserta, ha dato esecuzione a un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di otto persone, ritenute gravemente indiziate, a vario titolo, di concorso in tentato omicidio, ricettazione, porto e detenzione di armi da fuoco, anche alterate, e di oggetti atti ad offendere, spari con armi lungo la pubblica via, tentata estorsione e furto. Si tratta di delitti per i quali è stata riconosciuta, tra altre, l’aggravante del metodo mafioso ex art. 416 bis 1 c.p.
Le persone attinte dalla misura sono Castellano Assunta, De Rosa Esposito Lorenzo, D’Antonio Luigi, Guida Andrea Rosario, Iorio Francesco, Marfella Felice, Monaco Giorgio e Venosa Teresa, quest’ultima nipote del collaboratore di giustizia Venosa Salvatore.
I fatti a monte dell’attività d’indagine che ha originato il provvedimento cautelare risalgono alla nottata tra il 13 e il 14 agosto 2019, allorquando a Castel Volturno tre giovani rimasero vittime di un agguato a colpi di fucili a canne mozze. Le vittime, infatti, mentre erano in giro per le strade di quel centro a bordo di un’autovettura, furono accerchiate da un gruppo di ragazzi che viaggiavano in sella a degli scooter. Questi dapprima bloccarono l’autovettura e poi la resero bersaglio di colpi con mazze da baseball ma, soprattutto, di colpi d’arma da fuoco, in particolare armi lunghe, caricate con munizioni a palla spezzata. Nella circostanza, uno dei malcapitati restò colpito; tuttavia, essendosi abbassato, riportò soltanto ferite a una spalla.
L’avvio immediato delle indagini permise alla Squadra Mobile di Caserta di individuare, già nelle ore seguenti, uno dei possibili responsabili dell’agguato: D’Antonio Luigi. La perquisizione eseguita presso la sua abitazione, peraltro, portò al rinvenimento di un’arma alterata, in particolare un fucile che presentava le canne e il calcio tagliati per agevolarne il porto e aumentarne l’offensività. Per la detenzione dell’arma, poi risultata rubata, D’Antonio Luigi fu tratto in arresto.
Il successivo sviluppo investigativo, corroborato da attività tecniche di intercettazione, telefonica e ambientale, ma anche da indagini “tradizionali”, ha permesso di ricostruire l’intera vicenda e di individuare tutti i componenti del commando che, in quella nottata, avevano agito insieme al D’Antonio: trattavasi, tra altri, di Marfella Felice, Guida Andrea Rosario, De Rosa Esposito Lorenzo e Iorio Francesco. Non solo: è stato individuato altresì il movente del delitto. D’Antonio Luigi e gli altri avevano agito per reazione contro una pregressa aggressione patita da una persona vicina al loro gruppo; peraltro, il tutto si inquadrava nell’ambito della definizione degli equilibri di potere per la gestione di traffici illeciti sul litorale.
L’indagine ha permesso di ricostruire anche le ore precedenti l’agguato, allorquando, cioè, il sodalizio in questione si era già reso protagonista della più classica delle stese, scorrazzando per strada – armi in pugno – nei pressi di un noto esercizio pubblico della cittadina, affollato di gente, e sparando in aria alcuni colpi di fucile. Il D’Antonio e lo Iorio si sarebbero poi anche impadroniti di uno scooter per compiere successivamente l’agguato. Allo stesso tempo, è stato possibile ricostruire come D’Antonio Luigi, avvalendosi della collaborazione materiale di sua madre Castellano Assunta e dell’allora sua fidanzata Venosa Teresa, con le quali corrispondeva dal carcere, si sia reso autore di una serie di condotte estorsive consumate in danno dei suoi stessi complici; dietro minaccia di una possibile collaborazione con l’Autorità Giudiziaria, che lo avrebbe portato a rivelare le loro identità, il D’Antonio e le donne li hanno infatti costretti a versare diverse somme di denaro, sotto forma di ratei settimanali, a titolo di “supporto economico” per la condizione carceraria patita.
Il quadro gravemente indiziario ricostruito ha portato al riconoscimento dell’aggravante del metodo mafioso. L’ostentazione di forza realizzata dal gruppo, palesata sia nella stesa che nell’esecuzione dell’agguato attraverso la manifestazione pubblica dell’uso di armi, peraltro in un contesto ambientale qual è quello di Castel Volturno, è stata ritenuta dirimente in proposito.
Tutti gli arrestati, ad eccezione del D’Antonio – già detenuto –, sono stati rintracciati e catturati presso i propri domicili. Nel corso delle perquisizioni ivi realizzate, Marfella Felice è stato trovato in possesso di una Pistola revolver cal. 38 special con relative 4 munizioni, illegalmente detenute; in ragione di ciò, lo stesso è stato tratto in arresto anche nella flagranza dei reati di detenzione abusiva di un’arma da fuoco e del relativo munizionamento.
Terminati gli atti di rito, gli arrestati sono stati associati alle case circondariali competenti, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Napoli, 21 luglio 2021
GENERALITÀ DEGLI ARRESTATI
- CASTELLANO Assunta, nata nel 1978 a Napoli;
- DE ROSA ESPOSITO Lorenzo, nato nel 1999 ad Acerra (NA);
- D’ANTONIO Luigi, nato nel 1996 a Mugnano di Napoli (NA);
- GUIDA Andrea Rosario, nato nel 1997 a Losanna (Svizzera);
- IORIO Francesco, nato nel 2001 ad Aversa (CE);
- MARFELLA Felice, nato nel 2000 a Napoli;
- MONACO Giorgio, nato nel 2000 a Maddaloni (CE);
- VENOSA Teresa, nata nel 2000 a Castel Volturno (CE).