Napoli, ammazzato a Pianura per i legami col boss Santagata

Gennaro Ramondino e Massimiliano Santagata

NAPOLI – Proseguono senza sosta le indagini degli uomini della Squadra Mobile di Napoli sull’uccisione di Gennaro Ramondino. Il cadavere del 20enne è stato rinvenuto dai vigili del fuoco nella notte tra sabato e domenica mentre portavano avanti le opere di spegnimento di uno stabile di via Torre Poerio. Sul corpo sono stati rinvenuti tre fori di proiettile, che hanno indirizzato le indagini verso l’omicidio. I killer non si sono limitati ad ammazzare il giovane, ma hanno anche provato a bruciare la salma. Per gli investigatori non è stato facile risalire all’identità di Gennaro Ramondino, visto che nella zona del ritrovamento non sono stati individuati di documenti di riconoscimento della vittima. E’ stato grazie alla collaborazione della Scientifica, che ha rilevato le impronte del cadavere, che gli uomini della Squadra Mobile hanno scoperto che il corpo senza vita appartenesse al giovane residente a Fuorigrotta, nei pressi dello Sferisterio. Pochi i dubbi sul fatto che l’omicidio del 20enne sia da inquadrare nella faida di camorra in atto a Pianura. Secondo i ben informati, pare che prima di morire, Gennaro Ramondino sia entrato nella paranza guidata dal boss Massimiliano Santagata. Non è escluso che il giovane abbia pagato con la vita il legame con il capo del nuovo gruppo criminale nato tra le palazzine di edilizia popolare. Anche Salvatore Ramondino, padre della vittima, è ritenuto vicino al sodalizio criminale che sta contendendo le piazze di spaccio ai Carillo-Perfetto, attualmente la cosca più potente presente a Pianura. Però, con il passare delle ore, si fa sempre più strada l’ipotesi che il 20enne sia stato ammazzato come ritorsione nei confronti di Massimiliano Santagata, più che all’indirizzo del genitore. La tregua nel quartiere della periferia Ovest di Napoli è finita. Le forze dell’ordine temono una nuova escalation di violenza tra le palazzine di edilizia popolare.

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