Il padre di Annalisa Durante: “Vorrei lasciare Napoli”

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NAPOLI – “Da ventuno anni lotto per questi ragazzi e salvare persone dalla strada. Ma a volte penso sia meglio andare via da Napoli”. La voce di Giovanni Durante arriva a stento nella cornetta. Flebile. Il padre di Annalisa Durante parla con lunghe pause: “Sono due decenni, che porto avanti battaglie, lotto con la mia associazione. Non sono uno che si rassegna facilmente. Però in questi casi penso che non ci sia altra strada, che non ci sia cambiamento possibile per la nostra città. Insomma possiamo fare poco”.

E’ la prima volta che il padre della ragazza uccisa per errore dalla camorra a Forcella nel 2004 appare sconfortato. Lui che ha creato dal nulla una associazione e messo su una biblioteca nei vicoli del centro, per togliere i ragazzi dalla strada. Li invita a leggere, per coinvolgerli e distoglierli. “Meno tempo stanno in strada e meglio è”. Non sempre ci riesce. Ma “per uno solo, vale tutto il lavoro fatto”, come ama dire. E allora cosa è successo? Forcella non sta migliorando? “Questo ragazzo non era di Forcella. Abitava altrove, in un’altra zona della città. Non è un fatto che riguarda Forcella. Ma quando accadono questi fatti anche in altri quartieri, capiamo che tutti abbiamo fallito. E serve fare altro”.

Emanuele Durante ucciso ieri sera in via Santa Teresa degli Scalzi è un parente lontano di Annalisa Durante. Possibile che non ci sia via di uscita? Che Napoli sia destinata a vedere ragazzi così giovani perdere la vita?

“Guardi, non so cosa dire in questo momento al telefono. Di certo quello che accade impone una riflessione profonda e ci getta nello sconforto profondo. Stiamo facendo bene? Serve fare altro? Dove siamo andando? Come intervenire in modo efficace per salvare i nostri ragazzi e toglierli dalla strada? E’ un discorso complesso, che va affrontato. E tutti devono fare la propria parte, comprese le istituzioni. Magari riparliamone da vicino. In questo momento mi trovo in ospedale e la devo lasciare”.

Giovanni Durante oggi si batte per i ragazzi di Forcella e non solo. “Per sei anni sono rimasto chiuso in casa a ricordare il mio angelo e a chiedermi perché fosse successo proprio a noi – ha detto più volte – in alcune circostanze provavo rabbia, altre volte solo una grande tristezza. Oggi i segni di quella frattura resistono, ma ho deciso di essere una persona nuova. Un giorno mi dissi che dovevo reagire. Per tanto tempo ho chiesto alle istituzioni che mi permettessero di recuperare l’ex Supercinema abbandonato e trasformarlo in quello che oggi è il Centro delle Opportunità in piazza Forcella. Non è stato semplice. E non parlo solo della burocrazia. Il dolore aveva scavato troppo nella mia anima”.

Oggi la sua battaglia è un esempio per tutti. Soprattutto per gli studenti. Il 21 marzo sarà la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. E in tante scuole si riuniranno nelle sale, che portano il nome di Annalisa Durante.

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