MILANO (LaPresse) – La Nazionale di Roberto Mancini punta forte su Mario Balotelli e Federico Chiesa. Lo spiega il commissario tecnico in un’intervista concessa al numero di luglio-agosto di ‘GQ’. Sul giovane attaccante della Fiorentina: “Ogni tanto mi fermo a osservarlo, perché con lui viaggio nel tempo. Federico è identico a Enrico, le stesse finte, la stessa accelerazione, un tiro molto simile. Quest’anno ha segnato poco in relazione alle potenzialità. Ma è il classico talento che può esplodere in qualsiasi momento anche dal punto di vista realizzativo. Io me lo aspetto“.
La nazionale azzurra targata Balotelli.
Poi, ovviamente, c’è il tanto discusso Mario Balotelli. “Provo affetto per lui, è ovvio, ma il suo ritorno in azzurro ha motivazioni esclusivamente calcistiche”, dice il ct. Che prosegue: “Mario ha soltanto 28 anni. E quindi fa ancora in tempo a prendersi tutte le soddisfazioni che desidera perché al suo background fisico e tecnico ha aggiunto l’esperienza. Insomma, è cresciuto in tutti i sensi”.
Mancini dichiara: “Considerato che la Nazionale è destinata a perdere subito o nel giro di un paio d’anni lo zoccolo duro che ci ha tenuto a galla fino al flop con la Svezia, ho bisogno di nuovi leader. Mario ha l’età e la credibilità tecnica per farlo, e per fortuna non è l’unico”.
L’esperienza in azzurro di Mancini.
L’intervista è stata anche l’occasione per rievocare la sua esperienza in azzurro da giocatore: “Bearzot non mi chiamò nel 1986 perché non chiesi scusa. Sacchi mi lasciò fuori nel 1994 perché non tornai sulla decisione di autoescludermi. E nel 1990 Vicini mi convocò ma senza mai schierarmi. Risultato: non ho giocato un minuto di un Mondiale e la trovo un’assurdità anche se in buona parte la colpa è mia. Ora penso a qualificarmi per l’Europeo e poi a disputarlo alla grande, io gioco sempre per vincere. Ma confesso che l’idea del Mondiale, visti i precedenti, già mi frulla in testa“.