Ue, Confagricoltura: biotecnologie, sentenza positiva per salvaguardia produzioni

"Siamo profondamente sorpresi per l'odierna sentenza della Corte di Giustizia dell'Ue che, ribaltando il parere depositato a gennaio dall'avvocatura generale, ha stabilito come in linea di principio gli organismi ottenuti mediante nuove tecniche di mutagenesi siano Ogm."

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 16-03-2012 Rome Politics Chamber of Deputies - Green political Party protesting against Environment minister Clini In the picture: Green political Party protesting against Environment minister Clini and his statment on GMO
Milano, 25 lug. (AWE/LaPresse) – “Siamo profondamente sorpresi per l’odierna sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue che ha stabilito come in linea di principio gli organismi ottenuti mediante nuove tecniche di mutagenesi siano Ogm. Ribaltando il parere depositato a gennaio dall’avvocatura generale. In quanto tali soggetti agli obblighi previsti dalla direttiva comunitaria in materia”. Questo il commento di Confagricoltura sul pronunciamento della Corte di Giustizia europea sulla mutagenesi. “Si tratta di una tecnica innovativa in continua evoluzione, dalla cui applicazione, utilizzata anche dai ricercatori italiani, possono derivare risultati positivi per la salvaguardia delle nostre produzioni”.

auspica concludendo Confagricoltura

“Queste nuove biotecnologie possono, infatti, contribuire alla riduzione degli sprechi alimentari. Possono garantire una produzione alimentare sostenibile, a tutelare le nostre produzioni tipiche, oggi minacciate da malattie di difficile controllo, in continua evoluzione. Senza dimenticare i cambiamenti climatici”. La sentenza della Corte tracciando di fatto una distinzione netta tra tecniche tradizionali ed innovative che penalizza queste ultime, non considera come Ogm gli organismi ottenuti da mutagenesi attraverso tecniche utilizzate convenzionalmente e con una lunga tradizione di sicurezza. Viene affidata però agli Stati Membri la facoltà di includerli ugualmente tra gli Ogm. Aprendo così la strada verso possibili disparità tra Paesi membri”. E’ una sentenza che richiede una riflessione politica attenta. Che magari porti ad un ripensamento complessivo della direttiva n. 2001/18 del Parlamento europeo e del Consiglio.”

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