Nuova Delhi (LaPresse/AFP) – La Corte suprema dell’India ha depenalizzato l’omosessualità, decisione storica che mette fine all’applicazione di un divieto contenuto in una legge dell’epoca coloniale.
La massima istanza giudiziaria del Paese di 1,25 miliardi di abitanti ha definito illegale un vecchio articolo del codice penale. Che categorizzava l’omosessualità come “reato contro natura”. Il presidente della Corte suprema, Dipak Misra, annunciando il verdetto ha affermato: “La legge era diventata un’arma per la persecuzione della comunità Lgbt”.
Sentenza storica contro una legge che risaliva all’epoca coloniale
Immagini diffuse dalla televisione indiana hanno mostrato gli attivisti che si sono battuti per la depenalizzazione in lacrime di gioia durante la lettura della sentenza. Secondo il codice penale risalente al periodo coloniale britannico, l’omosessualità era sulla carta punibile con il carcere a vita. Nei fatti, i casi di persecuzione giudiziaria per le relazioni tra persone dello stesso sesso erano rari. L’articolo 377 che parlava di “rapporti carnali contro l’ordine naturale” era al centro di battaglie giudiziarie da decenni.
Cinque giudici della Corte suprema a luglio avevano ascoltato varie persone omosessuali, tra cui varie celebrità, che denunciavano come l’articolo fosse contrario alla Costituzione. Il governo nazionalista indù di Narendra Modi, conservatore sui temi sociali, aveva scelto di non posizionarsi sul tema. L’India diviene così il 124esimo Paese al mondo dove i rapporti omosessuali non sono o non sono più considerati reati penali, secondo l’Associazione internazione delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali (Ilga).