Saviano in redazione per “un saggio”
Tra il 2004 e il 2005 un giovane che sapeva poco o nulla dei fatti di camorra che insanguinavano l’area nord di Napoli si materializzò nella redazione di Cronache. Nessuno dei nostri giornalisti lo aveva mai visto in giro, nelle aule di tribunale o sulla scena di un omicidio. Disse che voleva raccogliere materiale sul fenomeno camorristico e che stava valutando l’eventualità di farne un saggio.
L’uscita di “Gomorra” con la Mondadori di Berlusconi
I cronisti, ricevute rassicurazioni circa la citazione della loro testata in caso di utilizzo del materiale per il saggio, gli fornirono tutto ciò di cui aveva bisogno: articoli, copie del giornale, comunicati stampa delle forze dell’ordine e atti giudiziari. Quel giovane si chiamava Roberto Saviano e di lui non si seppe più niente fino al 2006, quando la Mondadori di Silvio Berlusconi pubblicò il suo primo romanzo: “Gomorra”.
De Benedetti lo “adotta”
Improvvisamente scoppiò il “caso”, la Repubblica di Carlo De Benedetti lo aveva già preso sotto la sua ala protettiva e cominciò ad apparire in numerose trasmissioni televisive, Rai e Mediaset. Intanto uno dei giornalisti di Cronache, Simone Di Meo, aveva riconosciuto un suo articolo nel romanzo e fece causa allo scrittore. Il libro era già arrivato alla decima ristampa ma a partire dall’undicesima la Mondadori fece inserire il riferimento a Di Meo e a Cronache in quel passaggio.
La vertenza e il fango
In corso di causa, numerosi giornalisti avevano riconosciuto i propri articoli in Gomorra e lo segnalarono alla società editrice, che decise di intentare una causa per plagio nei suoi confronti. A quel punto Saviano avviò contro il giornale una violentissima campagna denigratoria. Prima al Festival Letteratura di Mantova, poi su Rai Tre con Fabio Fazio, quindi con tre editoriali su L’Espresso e con numerosissimi articoli su Repubblica.
La condanna per plagio
Nonostante ciò, nel 2013 fu condannato dalla Corte di Appello di Napoli a pagare 80mila euro a Cronache per il plagio di 2 articoli e l’omessa citazione della fonte per un terzo. Gli altri passaggi contestati, secondo la Corte, potrebbero non essere rielaborazioni di nostri articoli ma il frutto di informazioni prese altrove. Il plagio è stato confermato nel 2015 dalla Cassazione, che ha rinviato alla Corte d’Appello per la sola rideterminazione del risarcimento.
La determinazione del danno
Quest’ultima, pur prendendo atto del giudicato sui casi di plagio, ha ridotto la somma che Saviano ci deve: 6mila euro, a fronte di 40mila euro di spese legali che Cronache ha sostenuto per far valere i propri diritti. Con un nuovo ricorso, la determinazione della somma da risarcire è tornata nelle mani della Cassazione.
La protezione di Berlusconi
Ci sono attacchi che fanno persino più paura delle minacce della camorra. Quando entrano in gioco certi interessi, tutto può accadere. Roberto Saviano ha potuto godere, nel corso degli anni, del sostegno e della protezione delle persone più potenti d’Italia. Silvio Berlusconi, con la Mondadori, è stato il suo primo editore. E’ stata proprio la Mondadori a pubblicare Gomorra.
Le ospitate da “Amici di Maria De Filippi”
Ed è stata una delle trasmissioni di punta della Mediaset di Berlusconi, “Amici di Maria De Filippi”, a riuscire nell’impresa di ingaggiarlo come ospite fisso per una serie di monologhi. In quel periodo persino su Repubblica sono apparse inserzioni pubblicitarie della trasmissione televisiva.
De Benedetti, l’editore che faceva colazione a palazzo Chigi
C’è poi Carlo De Benedetti, editore col gruppo Gedi di Repubblica, L’Espresso, La Stampa, il Secolo XIX, di moltissimi quotidiani locali e delle radio Capital, Deejay e M2O. In passato è stato presidente del consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano, della Olivetti, è stato patron della Cir, di Sorgenia e di numerosissime altre società. Uno che andava a fare colazione a palazzo Chigi quando c’era Matteo Renzi (famosa la vicenda della ‘soffiata’ sulla riforma delle Popolari).
Gli attacchi de L’Espresso
De Benedetti ha fatto di Saviano l’editorialista di punta di Repubblica e gli ha affidato la rubrica l’Antitaliano su L’Espresso, quando è morto Giorgio Bocca. E proprio dalle colonne dell’Espresso Saviano ha fatto partire alcuni degli attacchi più violenti nei confronti di Cronache.
L’attentato a mezzo Fazio
Per comprendere quale sia l’agibilità che ha avuto anche alla Rai, basta ricordare ciò che è avvenuto all’inizio del 2009. Con la complicità di Fabio Fazio, dopo la notifica dell’atto di citazione per plagio lo “scrittore” ha potuto tenere un monologo di due ore in prima serata, sulla tv pubblica. Naturalmente il monologo era un lungo attacco al “Corriere di Caserta” e a “Cronache di Napoli”. E naturalmente, in spregio alle più elementari regole di deontologia professionale, Fazio ha pensato bene di non invitare alcun giornalista di Cronache perché potesse difendere il proprio lavoro e quello dei suoi colleghi.
La “solidarietà” dell’Ordine nazionale
Nei giorni successivi la redazione è stata letteralmente sommersa da messaggi di minacce e di insulti da parte degli spettatori di Fazio. Con un’incredibile nota, l’Ordine nazionale dei Giornalisti intervenne per esprimere solidarietà a Saviano, l’unica parte in causa che aveva avuto da Fazio l’opportunità di parlare.
La condanna per plagio, notizia ribaltata dai giornali amici
I giornalisti hanno atteso per anni l’esito della vertenza per plagio ma le sorprese non erano finite. Quando la Corte di Cassazione dichiarò definitivamente il plagio, i “giornaloni” riportarono esattamente il contrario. La Repubblica di De Benedetti: “Cassazione, plagio Gomorra, Accolto il ricorso di Saviano”. Il Mattino del costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone: “Plagio di Gomorra, la Cassazione accoglie il ricorso di Saviano”. Il Corriere della Sera (inserto Corriere del Mezzogiorno): “Accusa di plagio, la Cassazione dà ragione a Saviano”.
La copertura di Repubblica
La stessa cosa si verificò quando, nel giudizio di rinvio, la Corte d’Appello confermò la condanna per plagio ridimensionando il risarcimento. La Repubblica, con un articolo firmato da Conchita Sannino, titolò: “Saviano: “Perseguitato per plagio: ho vinto la mia battaglia””.
Fortunatamente molte altre testate (soprattutto i nazionali Dagospia, il Sole 24 Ore, il Fatto Quotidiano, Il Tempo, La Verità, Il Giornale, Libero e molti altri) hanno difeso il lavoro e l’immagine dei nostri giornalisti dall’attacco rabbioso degli “Amici di Saviano”.