Fondi umanitari usati per fini personali, l’Unicef non querela i Conticini. L’inchiesta sul cognato di Renzi verso lo stop

A 'salvare' il congiunto di Renzi sarebbe la legge sulla procedibilità in relazione ad alcuni reati che porta il nome dell'ex ministro Andrea Orlando

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse in foto Matteo Renzi

FIRENZE – Sono accusati di aver usato parte dei fondi umanitari versati alla Play Therapy Africa per fini personali. Ma l’indagine a carico dei fratelli Conticini (tra i quali spicca il cognato di Matteo Renzi) rischia di arenarsi. Per proseguire l’Unicef avrebbe dovuto sporgere querela nei loro confronti. E invece non lo farà: ad annunciarlo, come riporta Il Fatto Quotidiano, è stato Paolo Rozera, direttore di Unicef Italia, di ritorno da New York.

La legge Pd ‘ad cognatum’

Il perché della non procedibilità va ricercato nella riforma voluta dal ministro Andrea Orlando, al tempo del governo Gentiloni. Per innescare processi basati sui reati di truffa, frode informatica e appropriazione indebita è necessaria la querela. In caso contrario l’iter giudiziario non può partire. Dopo essere stata ratificata diversi oppositori del governo la denominarono legge ‘ad cognatum’, ritenendo un provvedimento messo in piedi per cercare di tutelare propri Andrea Conticini, congiunto dell’ex premier. Di fondato non c’è nulla, solo maldicenze tipiche che ormai caratterizzano i dibattiti politici. Al di là del movente resta la legge che rischia di stoppare l’inchiesta.

L’inchiesta

L’indagine ha coinvolto Alessandro, Andrea e Luca Conticini, accusati di riciclaggio. A Luca e Alessandro è contestata anche l’appropriazione indebita. Andrea è il cognato di Matteo Renzi, fratello della sorella Matilde.

I Conticini avrebbero dirottato 6,6 milioni di euro dei fondi benefici che diverse associazioni, tra cui l’Unicef avevano affidato alla Play Therapy Africa.

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