Addio alla Borsellino, don Ciotti: ricordiamola con i fatti

Chiesa gremita per l'addio a Rita Borsellino, sorella del magistrato antimafia Paolo ucciso nel 1992. FRa i presenti ai funerali don Luigi Ciotti, che ha esortato a ricordare la scomparsa "con i fatti"

MILANO – In centinaia per l’addio a Rita Borsellino., la sorella del giudice Paolo, scomparsa mercoledì a 73 anni dopo una lunga malattia. A celebrare l’omelia, nella parrocchia del Don Orione a Palermo, l’arcivescovo della città Corrado Lorefice. “Il miglior modo per ricordarla, lei che non amava le false promesse, è con i fatti”, dice commosso don Luigi Ciotti, presidente di Libera e Gruppo Abele, arrivando in chiesa.

Fra i presenti il ministro della Giustizia Bonafede

Seduti in prima fila i figli Cecilia, Claudio, Marta e i nipoti di Rita Borsellino. Presenti anche il ministro della Giustizia Bonafede, l’ex presidente del Senato Pietro Grasso, il presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno. E ancora l’ex presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il prefetto di Palermo Antonella De Miro, Maria Falcone e Giuseppe Antoci, responsabile Legalità del Pd. In moltissimi, per due giorni, hanno affollato la camera ardente allestita nel bene confiscato alla mafia Casa della memoria di via Bernini, assegnato al Centro studi Paolo Borsellino.

L’arcivescovo: libera da ogni condizionamento

“Libera da ogni condizionamento di parte”, così l’ha ricordata l’arcivescovo Lorefice. “Nata il 19 luglio”, così amava definirsi Rita Borsellino. Europarlamentare dal 2009 al 2014, nel 2006 affontò un confronto importante: governare la Sicilia al posto di Salvatore Cuffaro. Vinse a Palermo, ma non altrove. Il presule parla della “fede dei semplici e dei puri di cuore”. E aggiunge: “Non la fede di chi strumentalizza il Vangelo per fini di carattere mafioso o politico”. La stessa che ha aiutato Rita a non smettere di chiedere verità sulla morte del fratello e degli agenti della sua scorta. “Una storia – dice il religioso – che ha ancora mille dubbi”“Non amava le false promesse. Amava i fatti. E il miglior modo di ricordarla è fare i fatti. La lotta alla mafia ha bisogno del contributo di tutti. Di tutti”: così l’ha ricordata don Ciotti.

 

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome