Affari con i Casalesi, la decisione del Riesame per Morico e Del Villano

Nel riquadro a sinistra Gianni Morico, nel riquadro a destra Nicola Del Villano

CASAL DI PRINCIPE – Restano in cella Gianni Morico e Nicola Del Villano. Il Riesame di Napoli ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata dai loro legali. I due sono stati arrestati dai carabinieri il 26 marzo scorso su ordine della Corte d’Appello. Morico, 47enne grazzanisano, ma da anni trasferitosi a Santa Maria Capua Vetere, era libero. Del Villano, 57enne originario di Casapesenna, ma residente a Cancello Arnone, invece, era sottoposto ai domiciliari.

La ricostruzione

I giudici di secondo grado, dopo la sentenza di condanna (emessa quattro mesi fa), avevano accolto la richiesta di custodia cautelare in prigione nei loro confronti avanzata dalla Procura ritenendoli ‘pericolosi’. Il grazzanisano, assistito dai legali Giuseppe Stellato e Paolo Raimondo, dopo l’assoluzione in primo grado, a dicembre ha incassato in Appello 6 anni e 8 mesi di reclusione per concorso esterno al clan dei Casalesi. Il 57enne dell’Agro Aversano, difeso dall’avvocato Giovanni Cantelli, è stato condannato dalla Corte a 11 anni per associazione mafiosa (gruppo Zagaria). Morico, secondo la Dda, ha offerto il suo contributo al clan effettuando “operazioni di investimento in attività imprenditoriali nel settore dell’intrattenimento insieme a Elio Diana”.

Le accuse

Avrebbe curato anche gli interessi del boss nelle aste immobiliari cercando di controllare gli appalti pubblici del comune di Grazzanise. Il ras di Zagaria, su richiesta di Morico, sarebbe intervenuto nei confronti di altri appartenenti al clan “per comporre conflitti potenziali in settori economici”. E insieme a Pasquale Fontana (già in carcere) aveva organizzato anche incontri riservati con altri personaggi contigui alla cosca “in cui stabilivano di comune accordo le strategie per investimenti dell’organizzazione mafiosa nel settore immobiliare e commerciale”. L’imprenditore e Del Villano sono reclusi presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. A valutare la sentenza di secondo grado ora toccherà alla Corte di Cassazione.

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