Agguato tra la folla, colpita una bimba. Nel mirino un 31enne di San Giovanni: è grave. La pista che porta al clan Mazzarella

I killer sono entrati in azione davanti a un bar: hanno sparato per uccidere

Una striscia di sangue rosso vivo sul portellone di una Mitsubishi grigia parcheggiata in piazza Nazionale, all’altezza del civico 95. E’ l’auto del titolare del bar ‘Café Élite’. Davanti a quel locale, nel pomeriggio di ieri, l’ennesimo agguato di camorra. Quella senza codici, quella che non guarda in faccia a nessuno. Quella che centra il proprio obiettivo, ma che colpisce anche innocenti. Anche bambini. Sì, perché nell’agguato portato a termine ieri da due killer in sella a una moto in piazza Nazionale, all’angolo con via Matteo Andrea Acquaviva, sono state ferite tre persone due delle quali sono una nonna 50enne e la sua nipotina di quasi quattro anni.

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“Un sacco di spari, sembrava di essere in guerra”. La racconta così un residente della zona. Nel mirino di quel commando c’era Salvatore Nurcaro, 31 anni, di San Giovanni a Teduccio. Raggiunto da sei proiettili, uno di questi al torace, l’uomo è stato ricoverato all’ospedale Loreto Mare. Per lui i medici non hanno sciolto la prognosi e le sue condizioni sono gravissime.

Per gli uomini delle forze dell’ordine l’obiettivo di quell’agguato era lui. Ritenuto vicino ai Reale Rinaldi e indirettamente imparentato ai Formicola. Del caso si stanno occupando gli uomini della squadra Mobile di Napoli che stanno vagliando la pista che porterebbe allo scontro infinito tra i due blocchi di camorra, Rinaldi e Mazzarella.

Erano da poco trascorse le 17 quando in piazza Nazionale si è scatenato l’inferno. I minuti successivi sono stati un susseguirsi di sirene rosse e blu. Le prime andavano via dalla zona per portare i feriti in ospedale, le altre, quelle delle volanti, arrivavano in zona per metterla in sicurezza, per cercare di far tornare la calma. La scena, per chi potrebbe aver visto, quella di un agguato di camorra, è difficile togliersela dagli occhi. In quel preciso momento è come se il tempo si fermi, come se i suoni e i rumori diventino improvvisamente sordi, quasi ovattati.

E’ probabilmente la paura che occlude i sensi, che non dà altre distrazioni al di fuori dell’unico obiettivo: salvarsi. Dopo quell’attimo la vita riprende d’improvviso a scorrere con il suo ritmo. Riacquista colore e suono. Salvatore Nurcaro si è accasciato davanti alla vetrina del bar, proprio ai piedi del tavolino. Dopo che la scena dell’agguato è stata “messa in sicurezza”, visivamente appare il ‘racconto’ dell’agguato. Al di là dei nastri in plastica bianchi e rossi ci sono i ‘bozzi’ nella carrozzeria di un’auto. Ci sono i segnalini numerati che indicano i bossoli, i ‘reperti’ come si dice tecnicamente. A leggerlo, quell’agguato, ha il sapore di camorra anni Ottanta, quella che uccise Simonetta Lamberti. Una camorra violenta e cieca. Mentre i parenti di Nurcaro affollavano il Loreto Mare in attesa di sapere in che condizioni versasse il 32enne, all’ospedale San Giovanni Bosco c’erano i parenti di Immacolata Molino, la nonna 50enne colpita al gluteo. Altri ancora al capezzale della sua nipotina, quattro anni da compiere, con un proiettile conficcato nelle costole e la camorra già negli occhi

La pista investigativa porta ai Rinaldi

Gli arresti, la nuova ‘assegnazione’ di alcune zone contese. Persino i morti ammazzati. Tutto questo non basta a far placare la guerra infinita che vede da una parte i Mazzarella e dall’altra i Rinaldi e i loro alleati. La cosca guidata da Ciro MyWay, arrestato recentemente dopo un periodo di latitanza, è in rotta. Confinata nel bunker del rione Villa. E neanche lì è calma piatta.

Alcune settimane fa, in via Ravello. il 57enne Luigi Mignano, è stato assassinato a pochi passi da casa e sotto agli occhi del nipotino di appena tre anni. Era il cognato di Ciro Rinaldi e quell’agguato era un attacco al cuore della cosca. Anche quell’agguato è maturato nell’ambito dello scontro infinito tra i Mazzarella e Rinaldi. Tra le due famiglie ci sono ruggini che durano da decenni. La ‘guerra delle finestre’, lo scontro a colpi di spari e rappresaglie, di incursioni armate e ‘messaggi’ come le stese, ha portato il terrore nell’area orientale come nel cuore dei Decumani e, mesi fa, nella zona del Mercato.

Gli assetti ora sarebbero mutati. La cattura del boss Ciro Rinaldi ha fatto spostare gli equilibri criminali in favore del clan del rione Luzzatti. E’ sui Mazzarella che gli investigatori stanno puntando la loro lente per cercare di attribuire la ‘paternità’ dell’agguato del rione Villa, così come le indagini sull’ultimo agguato in piazza Nazionale, sembrano portare in quella stessa direzione. Nurcaro è ritenuto vicino ai Reale, storici alleati dei Rinaldi e, per proprietà transitiva, rivali dei Mazzarella.

Gli scontri tra i clan assomigliano sempre meno alle guerre di trincea e sempre di più agli assalti alla diligenza, al Far West, per quanto possa essere abusata questa similitudine. Perché i proiettili dei film ‘suonano’ diversi da quelli esplosi dalle calibro 9. Perché non rimbalzano sui sassi e schizzano via, entrano nella carne, trapassano le ossa, si bagnano di sangue. C’è una data che segna l’inizio delle ostilità tra i Mazzarella e i Rinaldi. E’ il 31 dicembre del 1989 quando in un agguato di camorra fu ammazzato Antonio Rinaldi, uno dei capi del clan che si affacciava allora sullo scacchiere malavitoso della periferia est. Ma quel sottogruppo dei potenti Mazzarella era cresciuto. E reagì. Quella guerra dura da trent’anni.

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