Un agricoltore italiano è indagato per l’omicidio di Soumaila

Il 29enne del Mali era vittima del caporalato ed anche attivista contro questa grave piaga sociale

LaPresse - Tiziano Manzoni
di Ester Castano

MILANO (LaPresse) – C’è un indagato per l’omicidio di Soumaila Sacko, il 29enne del Mali attivista contro il caporalato. Ucciso a colpi di fucile sabato sera a San Calogero, in provincia di Vibo Valentia. Si tratta di A.P., imprenditore agricolo di 43 anni, italiano e residente in zona. I carabinieri di Tropea gli hanno notificato un “avviso di persona indagata”. Emesso dalla procura della Repubblica di Vibo Valentia. Provvedimento necessario per consentire la possibilità di nominare un perito di parte. Intanto, sul corpo del migrante, che lascia una moglie e una figlia di 5 anni, è stata disposta l’autopsia.

Uno dei tanti a lavorare in condizioni non dignitose per un uomo

“Era uno tra i mille braccianti, con regolare permesso di soggiorno, che tutti i giorni in questo Paese si recano al lavoro in condizioni che si collocano al di sotto della soglia della dignità”, ha detto il premier Giuseppe Conte durante il suo discorso programmatico in Senato. “Il governo, ha finalmente trovato la voce ed è intervenuto ufficialmente su un omicidio pianificato per mettere a tacere le rivendicazioni degli sfruttati”, ha commentato la Usb, sindacato di base con cui, in Calabria, Soumaila militava per i diritti dei braccianti.

L’indagine, condotta dai carabinieri di Tropea, è coordinata dal pm Luca Lotoro.

L’indagato, secondo quanto ricostruito dai militari, è il nipote di un ex socio di minoranza della fabbrica dismessa, in contrada Calimera, dove è avvenuto il delitto. Lo stabile è sottoposto a sequestro giudiziario dal 2011, nell’ambito di un’inchiesta ‘Poison’ della Procura di Vibo Valentia sullo smaltimento di rifiuti tossici e pericolosi. Difeso dall’avvocato Franco Muzzopappa, all’uomo è stata sequestrata la Fiat Panda bianca descritta dai due cittadini del Mali che erano, ovviamente, in compagnia di Soumaila nel momento in cui è stato aperto il fuoco. I vestiti del 43enne sono, invece, stati sottoposti all’esame stub per accertare la presenza di residui da sparo. Il risultato del test determinerà l’andamento delle indagini. Se dovesse dare esito positivo, infatti, potrebbe scattare l’arresto.

L’Unione sindacale di base ha aperto una raccolta fondi. Per sostenere le spese legali della famiglia del 29enne, e per riportare la salma di Soumaila in Mali.

Le mobilitazioni dei prossimi giorni indette da Usb, sfoceranno in una grande iniziativa nazionale che si terrà il 23 giugno in Calabria. Già lunedì i braccianti della Piana di Gioia Tauro hanno incrociato le braccia, aderendo allo sciopero indetto dalla Usb. I migranti del campo di San Ferdinando hanno marciato sino al Municipio chiedendo “verità e giustizia”.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, che escludono il movente xenofobo, sabato Soumaila, assieme a due connazionali, si trovava nell’ex acciaieria per recuperare delle lamiere con cui realizzare delle baracche.

Verso sera, un’automobile ha rallentato all’altezza della vecchia fornace, lungo la Statale 18, e un uomo ha aperto il fuoco. Il 29enne, colpito a morte, è spirato in ospedale a Reggio Calabria. “Si è cercato in tutti i modi di farlo passare per un comune ladruncolo”, denuncia la Usb. “Per questo è importante che Soumaila sia stato ricordato dal presidente del Consiglio al Senato. E che l’Aula si sia unita nell’applauso postumo al nostro compagno di lavoro e di lotta. È importante perché rompe il silenzio tombale di Salvini e Di Maio.

 

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