Amnesty, Kumi Naidoo è il nuovo leader: lottò contro l’apartheid

L'attivista sudafricano è il nuovo segretario generale dell'associazione umanitaria

(Photo by GULSHAN KHAN / AFP)

MILANO (LaPresse) – È l’attivista sudafricano Kumi Naidoo il nuovo segretario generale di Amnesty International. Si è insediato oggi, inaugurando il suo mandato con una visita proprio in Sudafrica. “Il movimento per i diritti umani dev’essere più grande, più audace e più inclusivo se vuole essere all’altezza delle sfide contemporanee”. Sono le parole scelte da Naidoo per descrivere la direzione che intende dare all’organizzazione. La sua è una lunga storia di campagne in favore della giustizia, ricorda Amnesty.

Chi è Kumi Naidoo

Nato a Durban, in Sudafrica, nel 1965, all’età di 15 anni organizzò una protesta contro l’apartheid e vi prese parte. Con la conseguenza che venne espulso dalla scuola nel 1980. In questo istituto secondario, il Chatsworth di Durban, è tornato in visita ieri e ha parlato all’assemblea degli studenti. “Non dovete pensare che la vostra voce non conti, non dovete aspettare domani per esercitare la vostra leadership. Se aspetterete, non ci sarà alcun domani. E ricordatevi che servire l’umanità vi recherà la felicità più grande”.

Il nuovo leader di Amnesty International e la lotta all’apartheid

Dopo l’espulsione dalla scuola, Naidoo fu sempre più attivo all’interno della sua comunità nella lotta contro l’apartheid. Finché nel 1986, all’età di 21 anni, fu accusato di aver violato lo stato d’emergenza e fu costretto a entrare in clandestinità. Per poi prendere la decisione di andare in esilio nel Regno Unito. Vi rimase fino alla scarcerazione di Nelson Mandela e alla fine del bando nei confronti dei movimenti di liberazione. Dopo il crollo del regime dell’apartheid, tornò in Sudafrica nel 1990 ed entrò nell’African National Congress, all’interno del quale si occupò di ciò che da sempre gli stava a cuore: l’istruzione. In particolare l’alfabetizzazione degli adulti e l’educazione al voto per dare potere a comunità storicamente e sistematicamente escluse.

Il ruolo di Nelson Mandela

La figura di Mandela ha giocato un ruolo per Naidoo in relazione ad Amnesty: a ispirarlo a candidarsi come segretario generale è stata infatti una lettera scritta da Nelson Mandela nel 1962. In cui il leader del movimento anti-apartheid ringraziava l’organizzazione per aver inviato osservatori al suo processo.

Le prime dichiarazioni

Il segretario generale è il leader e il principale portavoce di Amnesty International nonché direttore generale del Segretariato Internazionale dell’associazione. E’ assunto dall’International Board di Amnesty International per un periodo iniziale di quattro anni. “Nel mio primo messaggio da segretario generale, voglio che sia chiaro che Amnesty International sta ora aprendo le sue braccia come mai in passato per costruire una comunità davvero globale che si estenda ai quattro lati del mondo. Soprattutto nel Sud globale”. Lo ha spiegato Naidoo, ringraziando il predecessore Salil Shetty, indiano, “per i contributi che ha dato ad Amnesty International negli ultimi otto anni”.

Poi si è rivolto a diverse giovani protagoniste di disobbedienza civile. Come la palestinese Ahed Tamimi e la studentessa svedese Elin Ersson che ha impedito il rimpatrio di un afghano su un aereo. “E’ di persone audaci come loro che abbiamo bisogno”, ha detto. “Il mondo sta vivendo problemi complessi che possono essere affrontati solo se ci allontaniamo dalla vecchia idea che i diritti umani riguardino qualche specifica forma di ingiustizia e non altre. Le forme contemporanee dell’oppressione sono interconnesse”.

Gli incarichi ricoperti

Kumi Naidoo ha coperto numerosi ruoli di primo piano ma “è stato quello di direttore generale di Greenpeace International a rafforzare la sua reputazione come attivista audace, campione della disobbedienza civile. Come quando nel 2011 ha scalato una piattaforma petrolifera groenlandese per consegnare a mano una petizione contro le trivellazioni del mar Artico”, scrive Amnesty. Un anno dopo ha occupato una piattaforma petrolifera russa nel mare di Barents, nell’Artico russo.

Da ultimo, ha cofondato e diretto provvisoriamente l’organizzazione panafricana African Rising for justice, peace and dignity. Un gruppo che ha favorito la collaborazione tra sindacati, gruppi religiosi e società civili per cambiare la realtà di un continente in crescita economica e di una popolazione che non ne ha tratto benessere né potere. Ha ricoperto inoltre altri ruoli di primo piano. Presidente della Global Call for Climate Action, fondatore e presidente della Global Call to Action against Poverty. E segretario generale e direttore generale di CIVICUS-World Alliance for Citizen Participation.

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