Attacco a casa di un rabbino a New York: 5 feriti con un machete

Foto Kena Betancur / AFP

MONSEY(NEW YORK USA) – C’erano diverse decine di persone riunite a casa del rabbino Chaim Rottenberg a Monsey, 50 chilometri a nord di New York, quando un uomo è entrato brandendo un machete. L’occasione della riunione era la festività ebraica di Hanukkah, nota anche come festa delle luci. Cinque i feriti, fra i quali ci sarebbe anche il figlio del rabbino; due sono in condizioni critiche.

L’assalitore, identificato come Thomas Grafton, 37enne afroamericano, ha provato invano a entrare nella vicina sinagoga (che era stata bloccata dai fedeli) ed è poi scappato in auto subito dopo l’aggressione, ma la sua fuga è durata poco: è stato arrestato ad Harlem e poche ore dopo è comparso in tribunale a New York, dove è chiamato a rispondere di cinque capi d’accusa di tentato omicidio.

Donald Trump, commentando su Twitter, ha definito l’antisemitismo una “piaga”, parlando di un attacco “raccapricciante”: “Dobbiamo unirci tutti per combattere, affrontare e sradicare la piaga malvagia dell’antisemitismo”, ha dichiarato il presidente Usa. Qualche ora prima il governatore dello Stato di New York, il democratico Andrew Cuomo, aveva definito l’attacco un “atto di terrorismo”; “sono terroristi domestici”, aveva dichiarato, promettendo poi “tolleranza zero contro l’antisemitismo”.

L’attacco giunge nel contesto di un aumento di aggressioni antisemite negli Stati Uniti

Il 10 dicembre una sparatoria in un negozio di alimentari kosher a Jersey City, nella periferia di New York, aveva fatto quattro morti e la polizia aveva parlato di un “atto di terrorismo interno alimentato dall’antisemitismo e da idee anti-forze dell’ordine”; i due assalitori erano stati uccisi. L’attacco più sanguinoso contro ebrei negli Stati Uniti risale a ottobre del 2018, quando un 46enne uccise a colpi d’arma da fuoco 11 persone nella sinagoga ‘Tree of life’ di Pittsburgh, in Pennsylvania.

In un rapporto pubblicato ad aprile l’Anti-Defamation League, organizzazione che combatte contro razzismo e antisemitismo, aveva conteggiato 1.879 incidenti di carattere antisemita nel 2018, avvicinandosi al record di 1.986 del 2017, con 39 aggressioni fisiche, cioè il doppio dell’anno precedente. La comunità ebraica americana conta più di 5 milioni di persone secondo alcune stime. E la contea di Rockland, in cui Monsey si trova, è quella con la più alta proporzione di ebrei negli Stati Uniti, con 90mila persone, pari al 31,4%.

Alla luce dei fatti il Centro Simon Wiesenthal ha esortato il presidente Usa Donald Trump a incaricare l’Fbi di creare una task force speciale: “Quando è troppo è troppo! Gli ebrei non dovrebbero temere per le loro vite in America mentre vanno nelle loro case di culto. L’Fbi deve fare un passo avanti e assumere la guida su tutti i recenti crimini violenti d’odio contro i religiosi ebrei”, ha affermato il centro.

Intanto da Israele il presidente Reuven Rivlin si è detto “sotto shock e indignato”. “L’aumento dell’antisemitismo non è solo un problema degli ebrei e di certo non solo un problema dello Stato di Israele”, ha dichiarato invitando a “lavorare insieme”. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, dal canto suo, ha “fortemente condannato le recenti manifestazioni di antisemitismo”. (LaPresse/AFP)

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