Autonomie, operazione propaganda

Le mosse della politica. Castiello nega atti ufficiali: "Nessuna procedura". Pd come i grillini. De Luca minaccia ricorsi, ma ci sarebbe una richiesta della Campania su 3 settori

NAPOLI – A sentirli, fanno a gara a chi la spara più grossa. Il tema è talmente ‘lontano’ dalla gente comune che in effetti possono dire ciò che vogliono, tanto resta un esercizio di stile per addetti ai lavori. Parliamo del ‘regionalismo differenziato’, semplificato in ‘federalismo’, ridotto ad ‘autonomia’. E’ l’argomento del giorno, quello che appassiona tutti i politici, dal governo a scendere: perché difficilmente se ne farà qualcosa, ma intanto a parlare di questo non si parla di tutto il resto.

Hanno cominciato, ieri, centotrenta intellettuali, fra storici dell’arte, archeologi, urbanisti, scrittori e saggisti, hanno sottoscritto l’appello lanciato dal Comitato per la Bellezza e dall’Associazione Bianchi Bandinelli contro l’intesa fra il governo e le prime tre regioni, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, per trasferire ad esse, in base al Titolo V della Costituzione, nuove e maggiori competenze oggi dello Stato.

Ciò che preoccupa i firmatari dell’appello è che alle tre Regioni che “pretendono mano libera su ambiente, paesaggio, beni culturali”, si possano aggiungere altre Regioni che “chiedono già di avere più autonomia e più competenze esclusive. La Campania – regione record dell’abusivismo – le vuole per ambiente, ecosistema, paesaggio”. E qui risiede l’arcano. C’è chi sostiene, come il segretario di Sud Protagonista Salvatore Ronghi, che “fu il Governo Gentiloni a dare il via a questo percorso scellerato che, se realizzato, sarebbe un colpo mortale per il Sud e per l’unità dell’Italia e meraviglia che De Luca non lo abbia annunciato in Consiglio Regionale approvando invece un Odg evanescente ed inutile”.

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse. Nella foto Giuseppina Castiello e Giuseppe Conte

Ma al sottosegretario per il Sud Pina Castiello non risulta alcuna richiesta di autonomia da parte della Campania: “Al di là degli annunci da parte del presidente De Luca a questo Governo non è pervenuta nessuna richiesta ufficiale di autonomia. C’è una sorta di richiesta risalente al 2017 che però evidenzia drammaticamente l’approssimazione di Vincenzo De Luca. Ricordiamo che l’iter che stiamo seguendo non è segreto ma è quello previsto dalla Costituzione che stabilisce un’intesa tra due governi, quello dello Stato e quello della Regione. L’iter prevede anche un dibattito parlamentare il che esclude ogni teoria complottista e di chissa’ quale volontà di secretare i dossier. L’autonomia differenziata non lede nessuno, non toglie soldi al Sud. L’autonomia piuttosto avvicina l’amministrazione della cosa pubblica alla gente è una grande responsabilizzazione della classe dirigente, un’occasione unica da cogliere e che – conclude Castiello – preoccupa solo chi non sa amministrare”.

Il dubbio comunque resta: c’è stata o no la volontà della Campania di chiedere al governo autonomia rispetto a settori specifici? Intanto che si rimesta nel torbido, De Luca va avanti dritto come un treno con la sua propaganda: “Da oggi la Campania avvia una campagna di resistenza contro il percorso sul regionalismo differenziato, potenzialmente devastante per il nostro Paese. Il governo regionale farà tutti gli atti che riterrà adeguati conseguentemente a quelli del governo nazionale. Un minuto dopo, partirà con i ricorsi alla Corte costituzionale e, successivamente, se riterrà, metterà in campo una mobilitazione di massa, la più forte possibile”, ha annunciato ieri.

Esattamente come la maggior parte dei grillini, che sulla vicenda delle autonomia hanno ritrovato la voce: segno che qualsiasi cosa si dica a Casaleggio va bene, perché non è incisiva. “Dopo quattro anni di immobilismo e letargo, la Campania oggi sull’autonomia balbetta rivoluzioni e barricate. Il rischio vero è che la Campania non risulta più credibile. Per stare sul tema: anche le formiche hanno la tosse”, ha risposto il gruppo “Caldoro Presidente” in Consiglio regionale. La fiera dell’ovvio, da qualsiasi parte si osservi il dibatto, lontanissimo dalle priorità della Regione. 

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