Bari: usura ed estorsione con metodo mafioso, 4 arresti

Quattro arresti per usura, estorsione aggravata dal metodo mafioso, spaccio di droga e favoreggiamento sono stati eseguiti nei comuni di Bari, Triggiano e Rutigliano (Bari)

BARI – Quattro arresti per usura, estorsione aggravata dal metodo mafioso, spaccio di droga e favoreggiamento sono stati eseguiti nei comuni di Bari, Triggiano e Rutigliano (Bari). L’ordinanza, eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Bari, è stata ottenuta dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo pugliese.

Tre indagati sono finiti in carcere e uno sottoposto agli arresti domiciliari. Per un quinto indagato è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Stando a quanto si apprende, le contestazioni si riferiscono al periodo che va dal 2008 al 2018, e in parte al 2020, e riguarderebbero un episodio di usura ai danni di un imprenditore agricolo, a cui sarebbe seguita un’attività estorsiva, connotata dal metodo mafioso, un episodio di cessione di droga e il favoreggiamento da parte di uno degli indagati.

Uno dei 4 indagati, destinatario di ordinanza di custodia cautelare ottenuta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, per usura ed estorsione aggravate dal metodo mafioso, è ritenuto appartenente al clan Parisi, attivo a Bari.

L’indagato, 46 anni, assieme al fratello di 41 anni, è accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso perché avrebbe costretto un imprenditore agricolo al quale avevano prestato denaro a versare interessi usurai, attraverso minacce. “In una circostanza la vittima, a seguito dell’aggressione subita, è stata ricoverata in ospedale per trauma cranico e contusione alla piramide nasale, mentre in un altro episodio sarebbe stata presa a calci, schiaffi e ginocchiate”, spiegano i carabinieri. “Le minacce sarebbero state rivolte anche nei confronti dei familiari dell’imprenditore, tanto che la sorella aveva deciso di andare negli Stati Uniti”, aggiungono i militari.

Tra la data della pattuizione, nel 2008, e l’ultima dazione di denaro nel 2018, la vittima avrebbe corrisposto ai propri aguzzini, a fronte del prestito di 40mila euro, una somma ammontante tra i 300 e i 400 mila euro, costringendolo a vendere sottocosto anche beni di famiglia, quali un appartamento e alcuni veicoli agricoli.

(LaPresse)

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