Battisti, Spataro: “La mancata estradizione è un’offesa alla nostra democrazia”

Il procuratore capo di Torino non digerisce certi comportamenti

Armando Spataro (Foto LaPresse/Giordan Ambrico)

Roma (LaPresse) – “La mancata estradizione di Cesare Battisti è un’offesa per la nostra democrazia e per le persone che ha ucciso e fatto uccidere”. Così il procuratore capo di Torino, Armando Spataro in un’intervista a La Repubblica. “Nel novembre 2004 la scrittrice Fred Vargas aveva pubblicato su “Le Monde” un appello, con l’adesione di personaggi del calibro di Daniel Pennac, Bernard Henry-Lèvi, Bernard Kouchner. Un testo carico di falsità sulla vicenda processuale di Battisti e sugli anni di piombo in Italia. Quel documento esprimeva il pensiero di una vera e propria lobby. Che riteneva la condanna frutto dell’appiattimento della magistratura sulle logiche emergenziali di quel momento”.

“Ho sentito il dovere di rispondere con i fatti, per ricordare chi è Battisti. Un assassino della peggiore specie – ha aggiunto. È stato condannato come esecutore materiale dell’omicidio del maresciallo Santoro e dell’agente Campagna, nell’uccisione di Luigi Sabbadin ha fatto da palo e in quella di Pierluigi Torreggiani è stato riconosciuto tra i mandanti. Persino la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha bocciato le istanze di Battisti. Ma mi sono reso conto che non c’è nulla che possa smuovere certi pseudointellettuali dalle loro convinzioni”.

“Io sono stato sempre critico nei confronti dell’impegno dei governi nel perseguire i latitanti degli anni di piombo, che spesso è apparso più motivato da calcoli propagandistici che non dal senso di giustizia – ha concluso – In altre occasioni c’è stato un atteggiamento passivo: ad esempio quando proprio nel 2009 il presidente francese di centrodestra Sarkozy negò l’estradizione di una brigatista, il governo Berlusconi ugualmente di centrodestra non manifestò alcun disappunto, neppure minimo. Invece per la protezione a Battisti il governo Berlusconi ha protestato con fermezza nei riguardi del Brasile di Lula, notoriamente di sinistra”.

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