Bielorussia, un anno le dopo elezioni contestate la repressione continua

Un anno dopo le contestate elezioni in cui il leader autoritario Alexander Lukashenko è stato confermato alla presidenza della Bielorussia per il sesto mandato, migliaia di persone sono state incarcerate per aver preso parte alle proteste, esponenti dell'opposizione e giornalisti sono detenuti o fuggiti in esilio, le proteste popolari sono pressoché impossibili da organizzare

Police officers detain a demonstrator as they prevent an opposition action to protest the official presidential election results in Minsk, Belarus, Saturday, March 27, 2021. Belarusian opposition has urged people to protest against repressions in the country and Lukashenko's regime. (AP Photo)

KIEV – Un anno dopo le contestate elezioni in cui il leader autoritario Alexander Lukashenko è stato confermato alla presidenza della Bielorussia per il sesto mandato, migliaia di persone sono state incarcerate per aver preso parte alle proteste, esponenti dell’opposizione e giornalisti sono detenuti o fuggiti in esilio, le proteste popolari sono pressoché impossibili da organizzare. L’esito delle elezioni del 9 agosto 2020 era stato contestato dall’opposizione, dichiarata sconfitta. La leader, Sviatlana Tsikhanouskaya, resta in esilio, da cui continua a denunciare l’illegittimità dell”ultimo dittatore d’Europa’ e la repressione contro la popolazione. L’Occidente non ha riconosciuto l’esito del voto e ha imposto sanzioni a Minsk, accusandola sia di brogli sia di repressione.

Le manifestazioni pacifiche seguite al voto portarono in piazza fino a 200mila persone e proseguirono per mesi. Un anno dopo, nell’ambito della stretta contro il dissenso è avvenuto il dirottamento di un aereo commerciale a Minsk, dove è stato arrestato un giornalista dissidente a bordo, Raman Pratasevich. Nelle ultime settimane, Lukashenko per ritorsione contro l’Occidente ha poi spinto migliaia di migranti verso il confine con la Lituania, ha denunciato Vilnius. Un altro capitolo si è svolto alle Olimpiadi, dove la velocista Krystsina Tsimanouskaya ha denunciato di temere rappresaglie al ritorno nel suo Paese, dopo aver criticato gli allenatori, e ha otteuto asilo in Polonia.

Nel frattempo, Minsk ha alzato il livello di repressione contro i giornalisti indipendenti, gli attivisti della società civile e altri che considera sleali. Lukashenko ha parlato di “operazione di ripulitura” sociale. I giornalisti bielorussi in carcere sono 29, scontando condanne o in attesa di processo. Più di 50 ong affrontano chiusure, tra cui l’Assocazione dei giornalisti e il Pen Center, associazione guidata da Svetlana Alexievich, premio Nobel per la letteratura nel 2015. In questo quadro, Minsk fa affidamento sul sostegno politico e finanziario della Russia, che ha fornito un prestito di 1,5 miliardi di dollari e condannato le sanzioni occidentali.

LaPresse

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome