Birmania, scontri dopo il golpe: 550 morti in due mesi

NAYPYIDAW – Non si ferma la violenza in Birmania dopo il golpe del 1° febbraio da parte della Giunta militare con bombardamenti e attacchi aerei no stop contro villaggi e civili disarmati lungo il confine con la Thailandia. A denunciarlo la Karen Nation Union (KNU), che rappresenta il gruppo ribelle della minoranza etnica che da decenni combatte contro il governo birmano. “Gli attacchi hanno causato la morte di molte persone, compresi bambini e studenti, e la distruzione di scuole, case residenziali e villaggi. Questi atti terroristici sono chiaramente una flagrante violazione delle leggi locali e internazionali”, ha affermato il gruppo in una nota. Nelle aree controllate dai Karen, più di una dozzina di civili sono stati uccisi: secondo i Free Burma Rangers, un’agenzia di soccorso che opera nella regione, sono oltre 20mila gli sfollati dal 27 marzo. Il bilancio dei morti accertati è salito a quota 550: lo riporta l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici (Aapp). Secondo l’organizzazione basata in Thailandia, nella giornata di venerdì sono state uccise due persone, mentre altre cinque avevano perso la vita nei giorni scorsi ma non erano state conteggiate. Finora nel Paese le forze di sicurezza hanno arrestato 2.751 persone.

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