Blitz antimafia, 32 arresti: in manette capo ultrà della Juventus

Gli indagati accusati a vario titolo di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, armi, sequestro di persona e pizzo

Foto Direzione Investigativa Antimafia/LaPresse

AGRIGENTO – Droga, armi, estorsioni. Sono 32 le persone arrestate questa mattina dalla Dia in diverse province siciliane. Tra le persone finite in manette anche un capo ultrà della Juventus. Ad innescare l’operazione è stata un’ordinanza di custodia cautelare richiesta dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

Capo ultrà della Juventus arrestato

Associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, detenzione abusiva di armi, sequestro di persona a scopo di estorsione aggravato e danneggiamento: queste le accuse contestate a vario titolo agli inquisiti.

Andrea Puntorno è il nome del capo ultrà della Juventus finito in carcere. Per lui che è uno dei leader del gruppo ‘Bravi ragazzi’ non è il primo ‘confronto’ con la giustizia italiana. Secondo quanto sostenuto da inquirenti e investigatori infatti, Puntorno, che era tornato da Torino ad Agrigento circa un anno fa, intratteneva rapporti stretti con il boss locale (anch’egli arrestato). Nello specifico per l’ultrà le accuse sarebbero di traffico di droga.

In due accusati di violenza sessuale e sequestro di persona

Un’operazione importante, dunque, che ha visto anche la partecipazione dei carabinieri del Comando provinciale di Agrigento. I militari dell’Arma dalle prime ore del mattino stanno infatti eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di altre due persone per le quali le accuse sono altrettanto gravi. Si parla in questo caso di concorso in sequestro di persona e di violenza sessuale aggravati dal metodo mafioso.

L’operazione è stata denominata ‘Kerkent’ e ha permesso, grazie alla direzione della procura distrettuale antimafia del capoluogo siciliano, di disarticolare un’associazione per delinquere che aveva il suo ‘quartier generale’ nella provincia di Agrigento. Da qui, tuttavia, si era rapidamente diffusa ed aveva messo radici nel palermitano così come in Calabria costruendo un’organizzazione ben strutturata capace di farsi largo grazie al traffico di sostanze stupefacenti.

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