Boschi, quote rosa e femminicidio ridotti a sterile pour parler

L'ex sottosegretaria rompe il silenzio, peccato!

Roberto Monaldo / LaPresse

FIRENZE – Maria Elena Boschi rompe il silenzio. L’ex sottosegretario alla presidenze del Consiglio, componente del giglio magico di Matteo Renzi e ‘miracolata’ della politica italiana lo ha fatto rispolverando femminicidio e parità di genere. Ma rischia una scivolata rovinosa sul terreno della demagogia.

Pari opportunità e femminicidio

La Boschi, che oggi si fa paladina delle donne, non ha certo storto il naso quando Renzi per affidare la guida del dicastero per le Pari opportunità ci ha messo due anni. Eppure il fenomeno drammatico del ‘femminicido’ era un’emergenza già allora, e prima. Ma stando alla cronologia dei fatti, la ‘Venere’ dem ha parlato di emergenza da affrontare solo nel 2016 promettendo una task force e risorse da investire. Risultati? Non pervenuti.

Quote rosa la fiera dell’ipocrisia

La critica della renziana al governo pentaleghista nasce dal fatto che su diciassette ministri solo 5 sono donne e di queste tre sono ministri senza portafoglio. Tutto vero, ma prima di gridare allo scandalo, al sessismo, al mancato rispetto delle quote rosa bisogna fare un passo indietro e ammettere – ahinoi – che i politici in gonnella, nell’ Italia di oggi, esclusa qualche mosca bianca, una su tutte Emma Bonino, non riescono ad esprimere la propria personalità e a imporsi per contenuti. Di solito anche le più note si riducono al ruolo di megafono del proprio leader.

Congresso Pd, la rivincita delle ‘bionde’?

Coerenza vorrebbe che la Boschi si facesse promotrice e fautrice di un cambiamento radicale partendo dal proprio partito. Quale occasione migliore del prossimo congresso nazionale per eleggere il segretario donna? Tra il dire e il fare c’è di mezzo il coraggio di rischiare anche di bruciarsi lanciando proposte impopolari. Cosa che la democrat non fa limitandosi a dire ‘che si vedrà’ e riducendosi, ancora una volta, a ‘manutengola’ renziana. Il messaggio da consegnare è chiaro: “Martina è diventato reggente perché era vice di Renzi – ha detto – il congresso serve a rilanciare il partito. Scelti i leader e la linea basta divisioni e guerra a Renzi o Gentiloni”. Una renziana che vuole la pace, questa si che è una novità.

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