Brescia: fermato un 43enne per la donna fatta a pezzi a Borno in Valcamonica

Operazione dei Carabinieri

MILANO – Questa mattina i carabinieri del comando provinciale di Brescia e della compagnia di Breno hanno fermato un uomo di 43 anni residente nel milanese. Il provvedimento è stato emesso dal pm Lorena Ghibaudo per i reati di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere.

Il 43enne è sospettato di essere responsabile per la morte della donna ritrovata il 20 marzo a Borno, in Valcamonica. Il corpo della giovane era stato fatto a pezzi e gettato in un dirupo.

Il ritrovamento è avvenuto grazie ad un cittadino che, accortosi della presenza di quattro sacchi neri della spazzatura, ne aveva aperto uno, rinvenendo pezzi di cadavere umano ed in particolare, tra i pochi identificabili, una mano di donna.

 I carabinieri, avvisati dal passante, hanno avviato le indagini, rese molto difficili dalla totale assenza di elementi utili all’identificazione della vittima.

Gli investigatori hanno deciso di pubblicare un comunicato nel quale descrivevano alcuni tatuaggi ancora parzialmente visibili sul corpo della donna. Proprio questo p’articolare ha permesso di stabilire che la vittima era Charlotte Angie, diva del cinema porno.

L’auto della donna proprio il 20 marzo era passata nel territorio di Borno. Alla guida, però, c’era il 43enne che aveva le chiavi e che era già stato fermato a bordo del veicolo. Ieri l’uomo, amico e vicino di casa della vittima, si è presentato dai carabinieri per fornire informazioni sulla scomparsa di Charlotte Angie, dando però informazioni in contrasto con le indagini. Il 43enne, interrogato alla presenza del suo avvocato per tutta al notte, alla fine ha confessato.

Il 43enne ha ammesso di aver ucciso l’amica a gennaio, poi di aver nascosto il suo corpo in un congelatore nella casa della stessa vittima. Solo dopo fatto a pezzi il cadavere, gettandolo nel dirupo di montagna. Il racconto dell’uomo ha chiarito molti particolari e adesso la Procura e i carabinieri sono al lavoro per cercare ulteriori riscontri.

(LaPresse)

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