Brexit, a rischio l’export italiano: in ballo 23 miliardi

Ad oggi, il comparto delle 'Bevande, vini e bevande spiritose' è quello che potrebbe risentire maggiormente degli effetti negativi

MILANO – La bocciatura nel Regno Unito dell’accordo sull’uscita dalla Ue aumenta l’incertezza e ne risentiranno le imprese esportatrici italiane. Che rischiano di vedere ridotti i volumi di beni rivolti al mercato britannico. Lo afferma in una nota di studio sulla Brexit il Centro studi di Confindustria, precisando che “in ballo ci sono circa 23 miliardi di euro”.

Brexit, i rischi sull’export italiano

La bocciatura, infatti, “ha un impatto immediato su sterlina e fiducia dei consumatori, che restano vicine ai minimi rispetto al periodo pre-Brexit”. Mentre “l’incertezza tiene giù anche gli investimenti, rischiando di compromettere le prospettive di crescita dell’economia Uk nel medio e lungo periodo”. E quindi di colpire le vendite delle aziende italiane.

Dall’Agrifood all’arredo, i settori a rischio

Ad oggi, il comparto delle ‘Bevande, vini e bevande spiritose’ è quello che potrebbe risentire maggiormente degli effetti negativi legati alla Brexit. Il Regno Unito attrae circa il 12% dell’export italiano complessivo da questo settore, pari a 1,1 miliardi di dollari correnti nel 2017.

Anche il comparto ‘Agrifood’ è a rischio. Nel Regno Unito, infatti, sono stati esportati nel 2017 prodotti agro-alimentari per un valore di 2,6 miliardi di dollari correnti. E, nei sei anni 2012-2017, il mercato britannico ha rappresentato una quota media annua del 7,8%.

Altri settori che potrebbero risentire dell’uscita dal Single Market del Regno Unito sono: ‘Legno e arredo’ (quota media 2012-2017 dell’8,3%), ‘Autoveicoli’ (7,5%) e ‘Altri mezzi di trasporto’ (6,7%).

Le strategie delle imprese multinazionali

“Più difficili”, continua il Csc, sono anche le scelte strategiche delle imprese multinazionali che hanno scelto il Regno Unito come base logistica e sono parte di catene del valore distribuite tra Uk e Ue. Perché “l’approvazione dell’accordo avrebbe quantomeno incanalato la Brexit su binari certi e traiettorie più delineate”.

Invece, “la prolungata incertezza potrebbe far allontanare alcune multinazionali dal territorio britannico, costituendo un’opportunità per altri paesi europei di attrarle nelle loro economie”. Il Csc stima che per l’Italia gli investimenti diretti esteri potenziali extra potrebbero generare un aumento del Pil di 5,9 miliardi di euro annui, ovvero lo 0,4%. “Ciò non è comunque da considerarsi compensativo dei rischi e degli effetti negativi legati alla Brexit”, spiega ancora la nota di studio.

(AWE/Lapresse)

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