Brexit, May apre al rinvio dopo la rivolta dei ministri: la Camera vota dal 12 al 14 marzo

In caso di voto negativo si arriverà al 13 marzo, in cui i parlamentari decideranno su una mozione pro o contro l'uscita dall'Unione

LONDRA – Sarà il parlamento del Regno Unito a decidere se l’Inghilterra rimarrà o meno in Europa: Theresa May cambia idea, aprendo sul possibile rinvio dell’uscita dalla Gran Bretagna dall’Unione Europea. Sotto la minaccia dei ministri di lasciare il governo il primo ministro inglese cambia rotta.

Il primo appuntamento sarà quindi il 12 marzo, sull’accordo proposto dalla May. In caso di voto negativo si arriverà al 13 marzo, in cui i parlamentari decideranno su una mozione pro o contro l’uscita dall’Unione. Nel caso in cui entrambe non vadano in porto il terzo step, previsto per il 14 marzo, si voterà per un’estensione dell’articolo 50, ossia un rinvio della Brexit.

Il rinvio in tre passi: dal 12 al 14 marzo per votare il progetto di May e il no-deal

Tre giorni fatidici per il Regno Unito quelli che vedono i parlamentari delle Camere esprimersi sulla Brexit. Il primo servirà ai deputati per esprimersi sull’accordo proposto dalla May. Il piano prevede un’intesa che offra maggiori garanzie sul confine con l’Irlanda. Un nodo chiave quello rappresentato dalla frontiera, fino a pochi decenni fa teatro sanguinoso di attentati terroristici. Gli accordi proseguono per un piano che però non sembra nutrire alcun consenso. Con il secondo step i deputati voteranno per la mozione sul no-deal. La decisione sull’uscita dall’Europa senza alcun accordo è una prova di froza, per mettere con le spalle al muro i sostenitori della brexit ‘dura’, ormai uno sparuto manipolo di parlamentari. Il 14 marzo si voterà infine, nel caso in cui entrambe le consultazioni non raggiungano un risultato positivo, per l’estensione del possibile rinvio. L’articolo 50 che prevedo il ritardo della ‘fuga’ della Gran Bretagna però, come ha ricordato la premier May, non previene il rischio di un no-deal.

La mossa del premier per guadagnare tempo: la scadenza a giugno per le elezioni Europee

Mentre le forze politiche si affannano a cercare un accordo fattibile il primo ministro è riuscito a guadagnare tempo. L’estensione dell’articolo 50 incontra però un limite. “E’ estremamente improbabile che l’uscita venga prolungata fin oltre il mese di giugno” ha dichiarato la premier inglese. Arrivare fino a tal data comporterebbe infatti una partecipazione del Regno Unito alle elezioni europee. Una contraddizione in termini per un paese che sembra avere tutta l’intenzione di uscire dall’Unione.

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