Brucellosi, gli allevatori dicono no alla deriva industriale

Brucellosi il bluff dei vaccini
Brucellosi il bluff dei vaccini

CASERTA – Modernizzare il comparto, mettendo al centro i cittadini, il territorio, i piccoli e medi allevamenti e soprattutto gli animali: è questo il principale obiettivo che vuole raggiungere il Coordinamento unitario del patrimonio bufalino. “Non ci fermeremo finché non ci riusciremo”,  ha fatto sapere Gianni Fabbris, portavoce del gruppo. 

Mentre continua la lotta per bloccare il piano regionale di eradicazione di brucellosi e tubercolosi dalle stalle campane (ritenuto da tanti allevatori dannoso per il settore), il movimento non vuole tralasciare un elemento essenziale: il benessere delle bufale. La crociata che sta portando avanti, infatti, è tesa pure a salvarle da quelli che Fabbris ha definito “lager”. 

Il portavoce ha ricordato i recenti interventi dell’ambientalista Vandana Shiva: “Dice che la forza delle bufale è nella loro libertà. Sono animali rustici. Puntiamo ad eliminare quei lager dove la distorta idea di biosicurezza, che è in circolazione, le vuole portare. Sono strutture messe in piedi da logiche industriali – ha chiarito Fabbris -. Va rivalorizzato il rapporto tra animali e il territorio. Non sono le barriere di cemento armato ad impedire che la brucella entri negli allevamenti. Serve una politica sanitaria diversa”. 

Insomma, si vuole evitare che le bufale entrino a far parte di una catena di produzione che di artigianale rischia di avere praticamente nulla. “In caso contrario sarà facile per chiunque apporre il marchio Dop”, ha aggiunto Fabbris. 

Il coordinamento ha ricordato come nel 2007 la scelta di puntare su un piano strategico fondato sulla vaccinazione in 5 anni era riuscito a portare le percentuali di brucellosi sul territorio a sfiorare lo zero. “Nel 2015 il presidente del Consiglio dei ministri dell’epoca revocò lo stato d’emergenza escludendo dal piano proprio la vaccinazione e introducendo logiche di intervento a valle dei problemi, rinunciando ad azioni di prevenzione. E quel piano ha portato oggi di nuovo la brucellosi al 18 percento. E’ stato un fallimento”.

Chi ha gestito il vecchio piano non può continuare a gestire il nuovo. Lo scorso aprile la Regione nell’approvarlo ha inserito un tema che può rivelarsi fondamentale: è tornata la vaccinazione. “L’emergenza brucellosi era già stata affrontata dai parlamentari. Però – ha ricordato Fabbris – avevano ricevuto dagli esperti informazioni che si sono rilevate false”. Il riferimento è all’impossibilità di vaccinare, che veniva sbandierata a destra e a manca, al fatto che l’Europa fosse contraria a somministrare le dosi alle bufale e che se fosse stato fatto sarebbe stato necessario scriverlo sulle etichette dei prodotti realizzati con latte di bufale vaccinate. “Adesso, invece, si scopre che era tutto non vero. Che la vaccinazione può essere effettuata in 11 Comuni e non obbligatoriamente in tutta la Campania, che l’Europa la promuove e che non va scritto nulla sulle etichette dei prodotti”. Tutto questo ha spinto il Coordinamento a fare una richiesta netta: chi ha seguito prima quel piano (contrario al vaccino) non può avere lo stesso ruolo in questa nuova fase (che consente il vaccino). “Sono stati protagonisti di un fallimento. Quando un dirigente fallisce, il titolare dell’azienda lo cambia. La brucellosi è arrivata di nuovo al 18 percento, 300 aziende sono state costrette a chiudere. Chiediamo alla politica un gesto di rottura, di trasparenza. Oggi noi abbiamo messo in campo un vero esercizio di democrazia, di partecipazione: gli allevatori con il Coordinamento esprimono una chiara e matura posizione autonoma e responsabile. Dalla politica – ha proseguito Fabbris – piuttosto vorremmo chiarezza e responsabilità e chiediamo sapere: chi decide? Il gruppo dei tecnici o gli eletti? Tutto ci fa dire che la politica ha fatto un passo indietro e questo è un passaggio grave per la democrazia e per gli interessi collettivi. Per questo e nell’interesse delle istituzioni oggi invitiamo formalmente la Regione a ritirare le deleghe ad Antonio Limone (direttore dell’Istituto sperimentale per il Mezzogiorno di Portici, ndr)ed al gruppo di esperti con lui nominato  per sovrintendere la scrittura del piano. Questo va fatto sia perché quel gruppo ha fallito sia perché le istituzioni dovrebbero prevenire con l’avvicendamento il formarsi di rendite di posizione e di comportamenti non utili a facilitare le soluzioni ed ad assicurare gli interessi collettivi piuttosto che le consorterie”.

La manifestazione a Roma e il corteo di trattori in provincia di Caserta

Non si ferma la mobilitazione degli allevatori di bufale. Anzi, è destinata ad ampliarsi. E  l’agenda delle loro iniziative per far sentire il grido di protesta, per ottenere lo stop al piano di eradicazione varato dalla Regione, si infittisce. Il 12 e 13 luglio ci sarà una manifestazione a Roma. Si tratta di una due giorni che prevede il coinvolgimento “degli stati generali in difesa del patrimonio bufalino” ed uno spazio dedicato alla campagna nazionale “Salviamo i territori, salviamo l’agricoltura artigiana”.  Prima dell’evento romano ci sono altre due tappe importanti: la prima, ha fatto sapere il Coordinamento unitario, è venerdì 17 giugno con una serata di lancio della campagna nazionale, la seconda è il 2 di luglio con una manifestazione popolare con i trattori ad un anno di distanza da quella che portò 140 mezzi agricoli in corteo da Casal di Principe ad Aversa. “Intanto, a partire da oggi e fino al 17 giugno – ha comunicato  il Coordinamento – è sospeso lo sciopero della fame che ha già visto decine di persone avvicendarsi dal 18 maggio. Lo sciopero della fame riprenderà il 17 giugno durante la serata di lancio della manifestazione nazionale e sosterrà i nuovi obiettivi del movimento con decine e decine di testimonial”. 

Autocontrollo, vaccinazione piena e nuove regole per il ripopolamento

Cinque  punti “imprescindibili” per ricominciare a discutere, per azzerare la distanza che si è venuta a creare tra allevatori e istituzioni. A presentarli al Consiglio regionale, presieduto da Gennaro Oliviero, è stato il Coordinamento unitario del patrimonio bufalino. All’assemblea campana il gruppo riconosce un ruolo propositivo, una forte volontà di colloquiare per trovare una soluzione. Ma spera che ad ascoltarlo ora sia anche il governatore Vincenzo De Luca (che finora lo ha ignorato). Al primo posto della lista, hanno fatto sapere gli allevatori, c’è la richiesta di implementare l’autocontrollo in maniera piena. Il secondo aspetto riguarda il definire le modalità di individuazione dei casi positivi per come la indica l’articolo 9 del Regolamento comunitario 689 del 2020. Terzo punto: vanno riformulati gli obblighi delle imprese, la biosicurezza e il ripopolamento con parametri razionali e credibili e non inapplicabili. Quarto tema: attuare la vaccinazione con criteri pieni ed efficaci tali da perseguire l’obiettivo della prevenzione e del contenimento. La lista si chiude con la proposta di attuare misure di sostegno reali anche economiche per sostenere le aziende in crisi e per rilanciare gli investimenti.  

Il movimento, ha fatto sapere Gianni Fabbris, il portavoce, “lavora a risolvere il problema della brucellosi e della tubercolosi come prima condizione per inserire a pieno la filiera bufalina nel processo di conversione agroecologica di cui il Paese ha sempre più bisogno”.

“A che punto siamo? – ha proseguito Fabbris – Siamo in una fase di crescita della nostra iniziativa che si va sempre più allargando e sta registrando nuove adesioni fra i sindaci, le associazioni, i sindacati le singole persone sia nel territorio che nazionali mentre appare sempre più evidente la difficoltà in cui sono le nostre ‘controparti’, ovvero quelle istituzioni che dovrebbero dare risposte ma che, al contrario, sono impantanate in contraddizioni, rotture, bizantinismi mentre ostentano un giorno supponenza, il giorno dopo disponibilità ad un confronto che non arriva, l’altro ancora un decisionismo di facciata che non decide nulla e dietro i post sui social crea solo cortine fumogene. E intanto i problemi incancreniscono e la crisi aumenta”.

Adesso occorre tornare a discutere per riformulare il piano. “Fino allo scorso gennaio, le istituzioni credevano di aver parlato dell’emergenza brucellosi con tutti: Confagricoltura, Coldiretti, Istituto zooprofilattico del Mezzogiorno e altri. Adesso invece – ha concluso Fabbris – c’è una nuova realtà. Imprenditori agricoli, altri sindacati, semplici cittadini si sono riuniti in un nuovo soggetto, una nascita determinata dal fallimento della gestione precedente”.

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