Camere, partita presidenze in stallo. Salvini-Di Maio tentati da blitz

Foto LaPresse - Donato Fasano Nella Foto Luigi Di Maio

Di Donatella Di Nitto

Roma, 19 mar. (LaPresse) – O è strappo o è il caos. Quattro giorni alla prima riunione del Parlamento per l’elezioni dei presidenti di Camera e Senato della XVIII legislatura e tutto appare sempre più in alto mare. Proseguono i contatti tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ma sul tavolo ancora nessun nome da portare all’esame delle due assemblee. I due leader proseguono la loro competizione per assicurarsi una via preferenziale al Quirinale, ma sulla partita delle presidenze il leader del Carroccio è a tutti gli effetti tra due fuochi. Nella coalizione di centrodestra sia Giorgia Meloni che Silvio Berlusconi stanno mettendo alle strette il leghista: O la presidenza del Senato o la premiership. Tutto non si può avere. Inoltre fonti azzurre ribadiscono che a palazzo Madama, Forza Italia è il secondo gruppo, dopo M5S e sopra la stessa Lega.

Insomma Forza Italia non ha alcuna intenzione di restare ai margini della trattativa e se nelle ultime ore il nome di Paolo Romani sembra aver perso appeal, il partito azzurro, secondo quanto si apprende, sta puntando i piedi e mentre Salvini prosegue con le trattative, emissari di Berlusconi, dicono “fidatissimi”, hanno già avuto più di un incontro informale con i Dem. E proprio da FI c’è la richiesta di coinvolgere in Senato il Nazareno sulla spartizione dei ruoli di vicepresidente del Senato, questori e segretari. I numeri, viene spiegato, escluderebbero totalmente i democratici, e questo, per una questione di equilibrio, non è auspicabile. È già accaduto anche nella scorsa legislatura, infatti, con M5S, che rischiava di non avere alcun tipo di rappresentante in ufficio di presidenza.

In tutto questo il partito democratico resta, apparentemente, a guardare aspettando che il gioco si faccia duro. In realtà in questo momento la palla è nelle sole mani del leader del Carroccio. Due le opzioni: Tenere salda la coalizione e cedere il Senato agli azzurri o la Camera a Fratelli d’Italia o Pd, oppure confermare le mire sulla seconda carica dello Stato e consegnare Montecitorio ai pentastellati. Quest’ultima opzione farebbe saltare l’alleanza con l’unica prospettiva che Lega e M5S si votino da soli i due presidenti e, anche con fatica, riuscirebbero nell’impresa. Per Salvini al momento sullo scranno più alto del Senato sono due i nomi, Roberto Calderoli o Giulia Bongiorno, mentre Di Maio preferirebbe giocarsi la carta Riccardo Fraccaro, piuttosto che quella di Emilio Carelli. Il fedelissimo infatti è tra i maggiori sostenitori dell’abolizione dei vitalizi e come ha detto lo stesso capo politico: “Per questo bisogna individuare un arbitro per questa partita”.

Una cosa è certa Di Maio non ha nessuna intenzione di mollare la presa: “Bisogna rispettare l’esito delle elezioni” e rivendica “la guida della Camera”. “Sarà una settimana emozionante” assicura il grillino confermando lo stile istituzionale che lo distingue dal 4 marzo: “Siamo disponibili a ragionare con ampio dialogo con tutti”. Attenzione però “prima il metodo poi i nomi e ribadisco no a condannati e a persone sotto processo per presidenze”. Un messaggio chiaro a Salvini: nè Romani nè Calderoli. Nei fatti è Danilo Toninelli a scrivere in modo più dettagliato l’agenda: “Di nomi non se n’è parlato, ma lo faremo nei prossimi giorni”. L’idea del Movimento è di mettere sul piatto i loro nomi già mercoledì per registrarne il gradimento. Intanto è partito il conto alla rovescia.

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