Carabiniere ucciso, il comandante Gargano: Mario Cerciello Rega era disarmato

Oltre duecento i giornalisti, tra i quali molti americani, presenti alla conferenza stampa nella sede del Comando provinciale dei Carabinieri di Roma, sull'omicidio di Mario Cerciello Rega

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

ROMA – Oltre duecento i giornalisti, tra i quali molti americani, sono stati accreditati alla conferenza stampa nella sede del Comando provinciale dei Carabinieri di Roma, sull’omicidio di Mario Cerciello Rega. Erano presenti il procuratore facente funzioni di Rima Michele Prestipino, il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia, il comandante provinciale dei Carabinieri Francesco Gargano e il capo del Nucleo investigativo Lorenzo D’Aloia.

La conferenza

Esprimo “disappunto e dispiacere per ombre e misteri sollevati sulla vicenda”. Così il generale Francesco Gargano, a capo dei carabinieri di Roma, nella conferenza stampa sull’omicidio Cerciello Rega. Gargano ha sottolineato la linearità dell’intervento effettuato la notte del 26 luglio che ha portato alla morte del vicebrigadiere.

La fuga di false notizie iniziale

L’indicazione sui magrebini coinvolti nell’omicidio Cerciello “c’è stata data subito dopo il fatto da Sergio Brugiatelli. Lo ha detto perché aveva timore di svelare che conosceva gli autori dell’omicidio. Non voleva essere associato al fatto”, aggiunge.

L’intervento dei carabinieri

“C’erano quattro pattuglie che non dovevano essere visibili per pregiudicare l’esito dell’operazione. La notte dell’aggressione a Mario Cerciello Rega, il carabiniere e il collega non hanno usato le armi perché non c’è stata possibilità di usare le armi. Sono stati sopraffatti nell’immediatezza, per loro non c’è stato tempo di reagire ne avrebbe potuto Varriale sparare a un soggetto già in fuga. Mario Cerciello Rega è stato colpito da undici coltellate, alcune delle quali hanno colpito fino alla base del coltello usato (con lama di 18 centimetri). È stato trapassato lo stomaco, il colon, l’intestino”.

Il dilemma dell’arma

“Mario Cerciello Rega non aveva l’arma con sè al momento dell’aggressione, ma solo le manette. L’aveva dimenticata. Ma non cambia perché, come Varriale, non avrebbe avuto il tempo di reagire”. “L’arma di Cerciello era nell’armadietto in caserma”, ha aggiunto. Ciò è quanto chiarito dal generale Francesco Gargano, a capo dei carabinieri di Roma, nella conferenza stampa sull’omicidio Cerciello.

LaPresse

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