Migranti bloccati sul ponte Guatemala-Messico. Trump: “Non li vogliamo”

"Scappiamo dalla violenza, siamo arrivati qui e ci picchiano di più", si lamenta Marta Ornelas Cazares, 28 anni, mamma di un neonato, che fa parte della carovana

Children from the Anapra area observe a binational prayer performed by a group of religious presbyters on the border wall between Ciudad Juarez, Chihuahua state, Mexico and Sunland Park, New Mexico, US, on May 3, 2018. / AFP PHOTO / Herika Martinez

MESSICO (LaPresse/AFP) – Caos per la marcia di migliaia di migranti partiti dall’Honduras e diretti verso gli Stati Uniti. La carovana ha provato a forzare il confine fra Guatemala e Messico ed è stata respinta e bloccata dalla polizia messicana in tenuta anti-sommossa. Così le persone hanno trascorso la notte ammassate sul fonte di frontiera che separa i due Paesi. Sono in 4mila circa a essere arrivati in Guatemala negli ultimi giorni, a piccoli gruppi, a piedi o in autobus.

Trump si rifiuta di accogliere i migranti

Il presidente Usa Donald Trump è tornato a pronunciarsi sul caso, con una retorica molto accesa, stavolta da un comizio in Arizona. “L’America non li vuole”, ha detto, sottolineando che in quel gruppo ci sono anche “cattive persone”. Poi un invito su Twitter ai democratici. “Se smettessero di essere ostruzionisti e si facessero avanti insieme potremmo scrivere e accordarci per nuove leggi sull’immigrazione in meno di un’ora. Guardate il dolore e la sofferenza inutili che stanno causando. Guardate agli orrori che avvengono al confine”.

La tratta infinita sul confine Messico-Guatemala

Sabato 13 ottobre circa 2mila honduregni sono partiti da San Pedro Sula, 180 chilometri a nord della capitale Tegucigalpa. Con l’obiettivo dichiarato di arrivare fino agli Stati Uniti. Trump ha preso l’iniziativa sul serio da subito. Minacciando prima di tagliare gli aiuti all’Honduras e poi di chiudere il confine fra Usa e Messico.

Arrivati sul ponte sul fiume Suchiate, che costituisce la parte occidentale del confine fra Messico e Guatemala, i migranti si sono trovati davanti gli agenti messicani. Hanno lanciato contro di loro sassi e le centinaia di poliziotti hanno risposto con proiettili di gomma e lacrimogeni. Diversi i feriti, sia fra i migranti, sia fra i poliziotti, sia fra i giornalisti.

La testimonianza di una migrante

“Scappiamo dalla violenza, siamo arrivati qui e ci picchiano di più”, si lamenta Marta Ornelas Cazares, 28 anni, mamma di un neonato, che fa parte della carovana. Le autorità messicane insistono che i migranti senza documenti dovrebbero presentare richiesta di asilo, uno per volta, per potere entrare nel Paese. Hanno cominciato ad ammetterli sul territorio a poco a poco, prima le donne e i bambini.

Una situazione senza precedenti

Il presidente messicano, Enrique Pena Nieto, ha definito la situazione “senza precedenti”. “Un ingresso violento nel Paese non solo minaccia la nostra sovranità ma mette anche i migranti a rischio”, ha dichiarato in un video. Venerdì il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, aveva detto che l’immigrazione clandestina attraverso il confine Usa-Messico è vicina a livelli di crisi.

Attraversamento della frontiera, i numeri dell’Onu

Secondo i dati Onu, ogni anno oltre 500mila persone attraversano illegalmente la frontiera sud del Messico per provare a risalire verso gli Usa. Molti di loro fuggono dalle violenze e dalla povertà in Guatemala, El Salvador e Honduras, e durante il passaggio dal Messico sono spesso vittime di abusi da parte di bande criminali e trafficanti di esseri umani. L’Honduras è considerato uno dei Paesi più violenti al mondo, con un tasso annuale di 43 omicidi ogni 100mila abitanti.

Come in Guatemala e a El Salvador, le gang fanno regnare il terrore nel Paese, dove il 68% dei nove milioni di abitanti vive sotto la soglia di povertà. Da quando è arrivata al potere a gennaio del 2017, l’amministrazione Trump ha irrigidito la politica migratoria: il presidente repubblicano ripete continuamente che vuole costruire un muro alla frontiera con il Messico, ma non è riuscito finora a far votare al Congresso i finanziamenti per potare a termine il progetto.

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