Ponte Morandi, Casalino choc dopo il crollo: “Lasciatemi tranquillo, mi è saltato pure il Ferragosto”. Intanto spunta un nuovo indagato

"Basta, non mi stressate la vita - avrebbe detto il portavoce del premier ai cronisti -. Io pure ho diritto a farmi magari un paio di giorni, che già mi è saltato Ferragosto, Santo Stefano, San Rocco e Santo Cristo. Mi chiamate come i pazzi, cioè, datevi una calmata"

AFP / Alberto Pizzoli in foto Rocco Casalino

ROMA – La predilezione di Rocco Casalino per i messaggi vocali di Whatsapp è nota ai più. Stavolta non si tratta però di una per far sapere che si prepara qualche epurazione di tecnici sgraditi, ma di uno sfogo nei giorni bollenti di Genova. “Basta, non mi stressate la vita – avrebbe detto il portavoce del premier ai cronisti -. Io pure ho diritto a farmi magari un paio di giorni, che già mi è saltato Ferragosto, Santo Stefano, San Rocco e Santo Cristo. Mi chiamate come i pazzi, cioè, datevi una calmata, cioè”.

Nelle ore immadiatamente successive alla tragedia

È il 17 agosto, Ponte Morandi è crollato da tre giorni. Si contano ancora i morti e per l’indomani sono previsti i funerali di Stato di alcune delle vittime. Il telefono di Casalino è comprensibilmente bollente: è il portavoce di Giuseppe Conte, nonché capo dell’ufficio stampa di Palazzo Chigi. In pratica colui che accentra ogni potere sulla comunicazione dei Cinque Stelle. E i giornalisti, nelle ore più febbrili di quella tragedia nazionale, lo cerchino per avere informazioni sulle prossime mosse del governo.

Ovvio, ma anche parecchio stressante. Col caldo afoso di agosto, oltretutto. Così lui ad un certo punto della giornata si secca e sbotta: “Basta”. E, secondo le sue ormai note abitudini, incide sul telefonino il messaggio vocale e lo invia ad una decina di cronisti. “Chiamate una volta – prosegue Casalino -, poi se mai mi mandate un messaggio e se ho qualcosa da dirvi ve la dico”.

Nei mesi scorsi aveva detto: “In tema di comunicazione tutto deve passare attraverso di me”

È magari legittimo che lo stressato portavoce cerchi di regolare il traffico delle telefonate e si secchi a rispondere a tutti, ma del resto è proprio quello il suo ruolo. Una posizione centrale e imprescindibile in tema di comunicazione pentastellata. “Tutto deve passare attraverso di me” aveva sempre ribadito ai giornalisti.

Chi ha “saltato” il Ferragosto e chi lo ha passato a piangere le vittime

Quel che colpisce, se mai, è l’argomentazione usata: “Io pure c’ho diritto a farmi magari due giorni (sottinteso, di vacanza)”. Visto che “già mi è saltato Ferragosto, Santo Stefano, San Rocco e Santo Cristo”. Ora, al di là di San Rocco e Santo Cristo, se Ferragosto gli è “saltato” non è stato per colpa dei giornalisti rompiscatole, ma perché a Genova ci son state più di 40 vittime sotto Ponte Morandi. E il governo Conte – volente o nolente – se ne è dovuto occupare. E di conseguenza anche il portavoce. Che sul cellulare di Casalino arrivino molte richieste di chiarimenti e informazioni è dunque piuttosto normale. E del resto era stato lui, quando venne fuori la notizia del suo lauto stipendio (quasi 170mila euro annui, circa 50mila più del presidente del Consiglio) a giustificarlo con vibrante indignazione. “Ho responsabilità enormi, nelle mie mani c’è la comunicazione di Palazzo Chigi – disse -. Dirigo una trentina di persone, sono reperibile giorno e notte, sette giorni su sette, lavoro 13-14 ore al giorno. Sempre”. Ecco, appunto.

Le scuse: “Non volevo offendere le vittime”

Intorno a ora di pranzo una nota con le scuse: “Sento di dover chiedere scusa per l’effetto prodotto da un mio audio privato finito sui giornali. Nelle mie parole non c’è mai stata la volontà di offendere le vittime di Genova. Offende, invece, l’uso strumentale che alcuni giornali stanno facendo di questa tragedia”.

Proseguono le indagini dopo il crollo

C’è un nuovo iscritto nel registro degli indagati per quanto riguarda il crollo del ponte Morandi di Genova. Si tratta di un dirigente del Ministero dei Trasporti, secondo quanto fanno sapere dalla Procura del capoluogo ligure. Sale così a 21 il numero totale degli indagati tra persone del ministero delle Infrastrutture, Autostrade, Spea e Provveditorato, oltre a due società, Aspi e Spea.

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