Centrodestra, tregua a Roma. In Campania resta la bufera

Accordo sulle Regionali ma tra Fdi, Fi e Lega ancora storie tese

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse Nella foto: Giorgia Meloni e Matteo Salvini

CASERTA – Prudenza. Questa la parola chiave nel centrodestra dopo la sconfitta in Sardegna. Alle prossime Regionali la coalizione di governo non può più sbagliare e per questo i leader hanno chiuso subito un accordo all’insegna della continuità e, appunto, della prudenza, sulle prossime regioni al voto. Per Piemonte, Umbria e Basilicata il centrodestra punta alla riconferma di Alberto Cirio, Donatella Tesei e Vito Bardi. I leader della coalizione sembrano aver imparato la lezione sarda: no alla sostituzione dei governatori uscenti, no a candidature dell’ultim’ora sulle quali i partiti si dividono. L’ombra dei ‘franchi tiratori’ si è allungata sulla sconfitta di Paolo Truzzu. E ora si cambia. “Le candidature fatte in anticipo permettono di allargare i consensi – ha spiegato il numero uno di Forza Italia, Antonio Tajani – Candidati come Cirio e Bardi sono affidabili, seri e persone che hanno fatto bene. E’ una decisone adottata da tutti e va nella direzione giusta”. Tutti d’accordo, quindi? Macché. In Campania regna sovrano il nervosismo dopo gli attacchi diretti di Forza Italia al consigliere regionale di Fratelli d’Italia Massimo Grimaldi (che mercoledì ha tenuto un incontro con esponenti Fdi che vengono da Fi o dal mondo moderato anche con passato deluchiano in vista dei prossimi appuntamenti elettorali), in odore di candidatura alle Europee. I meloniani hanno risposto a tono e hanno chiesto una immediata replica al coordinatore azzurro in Campania, l’europarlamentare Fulvio Martusciello. Quest’ultimo, che nelle prossime ore sarà a Presenzano, in provincia di Caserta, per inaugurare un circolo che addirittura è stato intitolato a lui, e che solitamente è sempre pronto a intervenire su qualsiasi tema, stavolta è rimasto in religioso silenzio. Probabilmente l’ordine di scuderia arrivato da Roma è quello di spegnere le polemiche in questa fase e frenare le lacerazioni che nella coalizione sono più che evidenti. Lo sono per mille ragioni. La paura di Fi e Lega di perdere ancora terreno e di diventare sostanzialmente irrilevanti e quella di Fdi che teme sgambetti e tradimenti, con il rapporto tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini (che ha sulla testa la spada di Damocle di un Luca Zaia che se non resterà alla guida della Regione Veneto probabilmente punterà dritto alla sua poltrona) che somiglia sempre più a un campo minato e i berlusconiani che parano i colpi e provano a limare le distanze col Carroccio, come testimoniano le parole dello stesso Tajani che ieri si è detto favorevole (come la Lega) al ritorno del nucleare (qualcuno prima o poi dovrà cercare di ricordare di tenere conto che in Italia c’è stato un referendum sul tema). Per mettere da parte gli strappi in Campania, tutto il centrodestra nelle ultime ore si è scagliato contro il governatore Vincenzo De Luca. Anche se poi a Roma, su alcuni argomenti come la brucellosi, anche il presunto nemico numero 1 della destra trova appoggi. Attaccare all’esterno per non soffermarsi sui problemi in casa propria. Questa la strategia. Perché i problemi poi restano. E in Campania gli aspiranti governatori della coalizione sono almeno 5: dal rettore Gianfranco Nicoletti (in quota Lega), all’azzurro Martusciello, fino ai meloniani Gennaro Sangiuliano, Edmondo Cirielli e Matteo Piantedosi. Non idee chiarissime. E la strada è lunga.

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