Clan e affari immobiliari. La Dda: “Il palazzo di Corso Gran Priorato di Malta degli Statuto comprato all’asta da Pagano con i soldi di Schiavone”

La società che rilevò lo stabile ha ottenuto il permesso a costruire da Antropoli nel 2016 per trasformarsi in una residenza sanitaria per anziani

Dagli Statuto al clan dei Casalesi. L’immobile di corso Gran Priorato di Malta su cui avrebbe investito Nicola Schiavone era di proprietà di Angela Iovene, moglie di Rodolfo Statuto, business-man di Casaluce.

La compravendita

Lo stabile, originariamente di proprietà della donna (estranea all’inchiesta) fu comprato all’asta dalla Immobiliare Generale srl. Il figlio di Sandokan al pm Maurizio Giordano ha raccontato di aver versato 500mila euro nelle mani di Giacomo Capoluongo. E il sanciprianese, a sua volta, avrebbe girato la cifra ricevuta dal boss a Domenico Pagano per concretizzare la compravendita dell’edificio. L’imprenditore (non indagato ed innocente fino a prova contraria), fratello di Nicola Pagano, ex sindaco di Trentola Ducenta, ha il 25% delle quote della Immobiliare.

I soldi di Schiavone

La società, stando a quanto accertato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, ottenne il permesso a costruire relativo alla struttura nel 2016 dal sindaco Carmine Antropoli: i lavori erano finalizzati a trasformare il complesso in una Residenza sanitaria assistenziale. Il racconto di Schiavone in merito all’affare capuano, però, si ferma al 2010. “So dire con certezza che fino a che sono stato libero (9 anni fa, nda) non ho più riavuto la quota dei 500mila euro, in quanto versata una settimana prima del mio arresto, né mia moglie che è venuta a colloqui mi ha mai detto di averla ricevuta”.

Le dichiarazioni di Barbato

Ma a riprendere il filo interrotto dal figlio di Sandokan è il suo braccio destro, Francesco Barbato. Ciccio ’o sbirro del business immobiliare, infatti, aveva parlato già nel 2017 durante un’udienza del processo a carico di Pino Fontana, imprenditore per gli inquirenti legato al boss Michele Zagaria. “Domenico Pagano prese un lavoro a Capua, gli venne assegnato da Nicola Schiavone e questo mandava i soldi tramite Giacomino Capoluongo. Dopo l’arresto di Nicola rimaneva una somma da mandare. Capoluongo teneva la parte che era destinata a Nicola Schiavone e dava a me la quota per le spese dei detenuti”.

Dunque, stando a quanto riferito da Barbato, alla famiglia del capoclan, pentito da luglio, non arrivava denaro perché quelle somme erano trattenute da Capoluongo. Schiavone alla Dda ha giustificato il suo investimento tra il 2009 e il 2010 a Capua (da mezzo milione di euro) ribadendo i presunti rapporti che aveva l’allora amministrazione con il clan. “Ero sereno – ha chiarito il pentito – sul fatto che Antropoli fosse legato ai Verazzo (imprenditori originari di Casal di Principe, non indagati ed innocenti fino a prova contraria) e dunque a me”.

La vicenda dell’immobile, conosciuto anche come ‘Fabbricato delle cento persone’, è tra gli atti di inchiesta a carico dell’ex sindaco e chirurgo del Cardarelli, indagato per concorso esterno al clan dei Casalesi. Il medico, assistito dai legali Mauro Iodice, Angelo Raucci e Paolo Di Furia, è in cella cautelarmente dallo scorso 4 febbraio.

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